Sogg. e Scenegg.: Humberto Dorado, Ramon Jimeno, Sergio Cabrera - Fotogr.: (panoramica/a colori) Carlos Congote - Mus.: German Arrieta - Montagg.: Manuel Navia, Nicholas Wentworth - Dur.: 110' - Produz.: Caracol Television, Bogotà
Interpreti e ruoli
Frank Ramirez (Romero), Fausto Cabrera (Jacinto), Florina Lemaitre (Gabriel), Humberto Dorado (Victor Honorio Mosquera), Delfina Guido (Misia Trina), Victor Mallarino (Holguin), Vicky Hernandez, Gustavo Angarita, Luis Fernando Munera, Marcela Gallego, Salvatore Basile, Rodrigo Obregon, Antonio Aparicio
Soggetto
in un quartiere popolare di Bogotà, l'avvocato Victor Honorio Mosquera, procuratore del ricco dottor Holguin, cura lo sfratto di un edificio, la "Casa Uribe". Jacinto, uno spagnolo emigrato dopo la guerra civile, organizza gli sfrattati in un gruppo omogeneo e compatto, impegnandoli in un'opera originale e clandestina di trasloco dove ognuno ha il suo compito preciso. L'avvocato Romero, detto "El Perro", deve trovare i cavilli legali che consentano di prorogare il più possibile i termini dello sfratto. Frattanto gli inquilini costruiscono due impalcature ed una rudimentale teleferica che consente, di notte, di trasferire le masserizie in un cortile attiguo, disabitato. La prima a "traslocare" è l'immagine della Vergine, che Misia Trina giura di aver visto piangere, e che sorvola, col suo bravo pezzo di muro su cui è affrescata, i tetti delle case, seguita da letti, cucine, materassi e mobilia varia. Anche Frate Luis viene coinvolto nell'operazione, e garantisce la sua discreta complicità. Nella notte che precede lo sfratto, i cittadini cambiano le targhette dei numeri civici, consentendo a Romero di chiedere una proroga. Per vendetta, Mosquera lo fa rapire e pestare a sangue, abbandonandolo in fin di vita in una discarica. La sua collanina viene abbandonata in una stazione di servizio dove gli aggressori vanno a lavare il furgone insanguinato. Qui lavora Gabriel, un travestito di "Casa Uribe" stanco della sua attività come "Gabriela", che dà l'allarme e consente il salvataggio in extremis di Romero. Intanto Misia trova un tesoro, antichi oggetti liturgici nascosti, e li impegna per raccogliere il denaro che servirà per acquistare un terreno da costruzione in collina ed affittare i camion per l'ultimo trasloco. Romero riesce frattanto a strappare al giudice altre 24 ore di proroga. All'atto del sequestro, il proprietario, il giudice, la polizia attendono Mosquera cui "Gabriela", che lo ha circuito e trattenuto in ufficio, fa una scenata rivelando la sua identità e fuggendo in moto. Finalmente il portone si apre, ed allo sguardo attonito degli astanti si rivela uno spazio vuoto, con una facciata dipinta, mentre le mura esterne crollano per le cariche poste da Jacinto, che con i suoi è già sul nuovo terreno per costruirvi la nuova casa.
Valutazione Pastorale
l'allegoria della lumaca che interpreta alla lettera l'antico adagio latino "Omnia bona mea mecum porto" si adatta a questo vivo affresco di vita colombiana, pieno di valori umani. Notevoli le caratterizzazioni dei protagonisti, tutti pittoreschi ed umanissimi, su cui spiccano il sempre triste ma efficentissimo "Perro" ed il dinamico Jacinto. Buoni e cattivi partecipano coralmente a questa parabola sull'avidità senza pietà dei potenti e dei ricchi, e sul profondo spirito di solidarietà dei poveri e dei diseredati. Il film è però non solo la metafora dell'antico detto che l'unione fa la forza, ma illumina valori di pietà religiosa popolare ma efficace, o affetti familiari (come la premurosa assistenza della moglie al marito gravemente ammalato), o drammi esistenziali (come quello di Gabriel-Gabriela, che vuole liberarsi della sua ambiguità). Film che vale una più approfondita discussione.