Orig.: Gran Bretagna/Germania (2011) - Sogg.: tratto dal racconto di John Le Carré - Scenegg.: Bridget O'Connor & Peter Straughan - Fotogr.(Scope/a colori): Hoyte Van Hoytema - Mus.: Alberto Iglesias - Montagg.: Dino Jonsater - Dur.: 127' - Produz.: Tim Bevan, Eric Fellner, Robyn Slovo.
Interpreti e ruoli
Gary Oldman (George Smiley), Colin Firth (Bill Haydon), Tom Hardy (Ricki Tarr), John Hurt (Controllo), Toby Jones (Percy Allenine), Mark Strong (Jim Prideaux), Benedict Cumberbatch (Peter Guillam), Ciaran Hinds (Roy Bland), Svetlana Khodchenkova (Irina), Kathy Burke (Connie Sachs), Stephen Graham (Jerry Westerby), David Dencik (Toby Easterhase)
Soggetto
Inghilterra, 1973. Nel perdurare della Guerra Fredda, una missione inglese oltre cortina finisce in tragedia e la sicurezza del Regno Unito, affidata al Circus, un settore del Secret Intelligence Service (noto come M16), il cui capo è un agente chiamato in codice 'Controllo', attraversa una fase di grande incertezza. Ad un certo momento comincia a diffondersi la notizia della presenza di un doppio giochista. L'agente George Smiley viene incaricato segretamente di scovare il traditore. Così inizia ad indagare con l'aiuto del giovane collega Peter Guillam...
Valutazione Pastorale
All'origine c'è il best seller omonimo di John Le Carrè, maestro riconosciuto del thriller. Si parla di "guerra fredda", cioé anni e relativi avvenimenti che dal crollo del muro di Berlino in poi sembrano quasi dimenticati ed è invece opportuno riportare in primo piano a livello di memoria storica anche per le giovani generazioni. Il quadro è quello in cui Occidente e Est Europa vivono una dimensione politica fatta di contrasti che devono per forza muoversi nell'ombra, di nascosto, basati sul travestimento, sulla bugia, sulla perdita d'identità. L'intricato e sfaccettato copione si fa seguire senza un attimo di riposo, teso e serrato. Il regista (lo svedese Alfredson impostosi con "Lasciami entrare") si attiene alla pagina scritta che affida a immagini dense e inquiete. Grande è l'attenzione ai dettagli e alla ricostruzione ambientale. Si parla di una veste formale di alto livello che non è fine a sé stessa ma funzionale a restituire credibilità al racconto, alla sua 'verità' narrativa. Alla quale si aggiunge il convincente apporto degli attori, che raccontano il pathos, i conflitti etici, la difficoltà delle scelte da prendere in una fase storica cruciale, tra vita pubblica e privata. Una bella spy story per un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile, e problematico per i temi che richiama con efficacia.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come proposta di prodotto di 'genere' coinvolgente e spettacolare.