La zona d’interesse

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Avidità, Denaro, Disabilità, Dolore, Donna, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Guerra, Letteratura, Male, Matrimonio - coppia, Morte, Shoah - Olocausto, Storia, Violenza
Genere
Drammatico, Storico
Regia
Jonathan Glazer
Durata
106'
Anno di uscita
2024
Nazionalità
Polonia, Regno Unito
Titolo Originale
The Zone of Interest
Distribuzione
I wonder pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Dal romanzo di Martin Amis, il copione è di Jonathan Glazer
Fotografia
Łukasz Żal
Musiche
Mica Levi
Montaggio
Paul Watts
Produzione
James Wilson, Ewa Puszczyńska. Casa di produzione: Extreme Emotions, Film4 Productions, House Productions

Grand Prix speciale della giuria al 76° Festival di Cannes (2023) e candidato a cinque Premi Oscar nel 2024 tra cui miglior film, regia e film internazionale

Interpreti e ruoli

Sandra Huller (Hedwig Höss), Christian Friedel (Rudolf Höss), Johann Karthaus (Claus Höss), Luis Noah Witte (Hans Höss), Medusa Knopf (Elfryda), Imogen Kogge (Linna Hensel), Zuzanna Kobiela (Aniela), Nele Ahrensmeier (Inge-Brigit Höss), Lilli Falk (Heideraud Höss)

Soggetto

Polonia, Auschwitz. Incede senza sosta l’escalation di atrocità nel lager, ma al di qua del muro vige una strana calma. Lì è situata la villetta con giardino e piscina della famiglia Höss. Rudolf è impegnato in continui incontri con i vertici delle SS, pronto a fare pressioni verso la “soluzione finale”; a casa però si mostra come un padre vigile e premuroso. Con lui la moglie Hedwig, che non nasconde la propria soddisfazione per la rapida ascesa sociale della famiglia, soprattutto l’aver realizzato la casa dei sogni. Sullo sfondo non si arrestano le urla strazianti dei deportati nel campo, insieme ai latrati dei cani e alle grida secche dei nazisti. Ma la famiglia Höss non sente niente, concentrata unicamente su se stessa, sulla sua “piccola” porzione di felicità…

Valutazione Pastorale

Nutrito e sempre più diversificato è il racconto cinematografico della Shoah, il cinema che si fa custode della memoria. Se fino agli anni ’90 il registro ricorrente è stato prevalentemente drammatico, raggiungendo uno dei suoi punti più significativi con “Schindler’s List” (1993) di Steven Spielberg, al crocevia del nuovo millennio si sono aggiunte ulteriori prospettive, aprendo anche all’umorismo gentile di respiro educativo: tra i titoli più evocativi “La vita è bella” (1997) di Roberto Benigni e “Train de vie” (1998) di Radu Mihăileanu. Di recente, poi, è da ricordare “Jojo Rabbit” (2020) di Taika Waititi, che si è spinto, nel tracciato della commedia drammatica, sino ai confini dell’umorismo satirico. E poi nel 2023 è arrivato Jonathan Glazer, che ci offre un sguardo “altro” sul dramma della Shoah con il suo folgorante “La zona d’interesse” (“The Zone of Interest”), da un romanzo di Martin Amis del 2014.
Glazer affronta uno dei simboli dell’orrore, il campo di concentramento di Auschwitz, non accedendovi mai. Decide di amplificare quanto sta accadendo lì osservando scrupolosamente il quotidiano della famiglia Höss, ovvero Rudolf, Hedwig e i loro cinque figli. Non una famiglia comune, ma quella del comandante del lager.
La storia. Polonia, Auschwitz. Incede senza sosta l’escalation di atrocità nel lager, ma al di qua del muro vige una strana calma. Lì è situata la villetta con giardino e piscina della famiglia Höss. Rudolf è impegnato in continui incontri con i vertici delle SS, pronto a fare pressioni verso la “soluzione finale”; a casa però si mostra come un padre vigile e premuroso. Con lui la moglie Hedwig, che non nasconde la propria soddisfazione per la rapida ascesa sociale della famiglia, soprattutto l’aver realizzato la casa dei sogni. Sullo sfondo non si arrestano le urla strazianti dei deportati nel campo, insieme ai latrati dei cani e alle grida secche dei nazisti. Ma la famiglia Höss non sente niente, concentrata unicamente su se stessa, sulla sua “piccola” porzione di felicità…
Jonathan Glazer firma un film duro e sorprendente. Colpisce lo spettatore con un racconto cinico e tagliente: mostra la miseria umana di una famiglia, in apparenza perbene, che però si rivela essere totalmente amorale e avaloriale. Nell’aspetto gli Höss sembrano il ritratto della genuinità, man mano che il copione prende vita si scopre però che la pacifica villetta con i suoi abitanti rappresenta la cabina di comando dell’orrore. Confinano con il lager, ma deliberatamente non si curano di quanto sta accadendo lì. Anzi Rudolf lo sa benissimo, dato che spinge affinché si proceda senza sosta con camere a gas e forni crematori. Tanto è spietato nel dare ordini ai suoi sottoposti, quanto si sdoppia – in maniera patologica, inquietante – nel gioco di padre amorevole in casa.
Con “La zona d’interesse” Glazer svela con lucidità non solo la “banalità del male”, ma anche il suo cinismo sconfortante e tossico. Mostra il punto più basso, anzi più fosco, dove l’uomo si è saputo spingere, accecato da arroganza, egoismo e follia. Un film acuto, magnifico per regia, stile narrativo come pure per gli attori, gli ottimi Sandra Hüller e Christian Friedel. “La zona d’interesse” è un film da vedere, rivedere, condividere come proposta educativa per la custodia della memoria. Complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Adatto per la programmazione ordinaria e per successive occasioni di dibattito. Indicato per un pubblico adulto e di adolescenti, possibilmente accompagnati per approfondire i temi in campo.

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