Orig.: Francia (2002) - Sogg.: tratto dalle memorie di Jean Aurenche e Jean Devaivre - Scenegg.: Jean Cosmos, Bertrand Tavernier - Fotogr.(Scope/a colori): Alain Choquart - Mus.: Antoine Duhamel - Montagg.: Sophie Brunet - Dur.: 170' - Produz.: Alain Sardé, Frédéric Bourboulon.
Interpreti e ruoli
Jacques Gamblin (Jean Devaivre), Denis Podalydes (Jean Aurenche), Marie Desgranges (Simone Devaivre), Marie Gillain (Olga), Charlotte Kay (Suzanne Raymond), Maria Pitarresi (Reine Sorignal), Philippe Morier-Genoud (Maurice Tourneur), Laurent Schilling (Charles Spaak), Christian Berkel (Alfred Greven), Gotz Burger (Bauermeister)
Soggetto
Marzo 1942. Nella Parigi occupata dai tedeschi c'é chi si oppone e chi continua a lavorare come se niente fosse. Anche nel mondo del cinema si seguono queste due strade. Ecco allora due nomi. Jean Devaivre, aiuto regista, sposato con un bambino, lavora presso la Continental, casa di produzione gestita dai tedeschi, ma in realtà opera nella resistenza a vantaggio della quale cerca di ottenere alcuni favori. Jean Aurenche, sceneggiatore, invece non vuole saperne dei tedeschi, cerca di lavorare per qualche produzione indipendente superstite, ma fa vita incerta e piuttosto confusa: in particolare cambia in continuazione alloggio anche in dipendenza del fatto di dividersi fra varie donne, sposate e no, alle quali fa promesse non mantenute e che spesso lo cacciano di casa. Più generoso e ingenuo, Devaivre non esita a farsi coinvolgere in azioni ad alto rischio, anche per salvare il fratello della moglie. Finisce in una missione di guerra in Inghilterra, torna in Francia buttandosi con il paracadute, diventa partigiano a tutti gli effetti. Devavivre e Aurenche per molti mesi si incontrano per caso qualche volta ma non si conoscono né si frequentano mai. Intorno a loro altri nomi del cinema francese del periodo: Maurice Tourneur, Henry George Clouzot, Claude Autant-Lara. Notizie su quello che hanno fatto nel dopo guerra chiudono il racconto.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una ricostruzione lunga (quasi tre ore), affollata e dettagliata di un anno di cinema francese sotto l'occupazione nazista (marzo '42-marzo '43).I due in primo piano, Jean Devaivre e Jean Aurence, sono nomi realmente esistiti di quel periodo, insieme ai molti che compaiono in modo più o meno visibile, e la sceneggiatura é stata scritta sulla base delle voluminose memorie tenute dallo stesso Devaivre. Se un autore acuto e attento come Tavernier si occupa di questa materia, non è evidentemente solo per il gusto di creare un calligrafico affresco fine a se stesso. Preme al regista fare i conti con quella storiografia che ha voluto stendere un velo su tutto il cinema francese di quegli anni e ne ha decretato il vero inizio solo con l'avvento della Nouvelle Vague e con la fine del cinema dei "papà". La rivalutazione di alcuni titoli di Cayatte, Autant Lara, Clouzot ha fatto storcere il naso ad una certa critica ed ha attirato sul film molte polemiche. Al di là del contenzioso storico, l'operazione si presenta comunque interessante e ben condotta, caratterizzata da uno sviluppo di fatti e di psicologie pertinente e motivato, in grado di offrire molti elementi utili per una riflessione seria e non pregiudiziale. Encomiabile è la capacità di far andare di pari passo eventi storici, creazione artistica e piccoli accadimenti di vita quotidiana, sentimenti, affetti, speranze: proprio quella materia che poi é decisiva per tanti storie da portare sullo schermo. Cinema e vita, cinema nel cinema ben equilibrati dunque in un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, realistico, e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare come opportunità di approfondimento sui temi sopra indicati (cinema in tempo di guerra, cinema francese, cinema e potere...).