Sogg e Scenegg.: Francesca Archibugi - Fotogr.: (Panoramica/a colori) Luca Bigazzi - Mus.: Battista Lena - Montagg.: Esmeralda Calabria - Dur.: 90' - Produz.: 3 Emme Cine- matografica, Istituto Luce, Rai Cinemafiction
Interpreti e ruoli
Valeria Golino (Silvia), Sergio Rubini (Massimo), Stefano Dio- nisi (Roberto), Niccolò Senni (Siddartha), Francesca Di Giovanni (Domitil- la), Chiara Noschese (signorina laboratorio analisi), Victor Cavallo (Coso), Maria Consagra, Giuseppe Del Bono, Raffaella Lebboroni, Sergio Pierattini, Serena Scapagnini, Bruno Sclafani.
Soggetto
Siddartha, ragazzo di quattordici anni, abita a Roma con la madre Silvia che non lavora e vive di espedienti e varie amicizie. Il padre di Siddartha è Massimo, regista sperimentale che lavora in maniera saltuaria. Silvia ha anche una bambina di due anni, Domitilla, nata dalla relazione con Roberto, che lavora come avvocato nello studio del padre ed è l'unico sostegno della famiglia. Domitilla vive con il padre ma a Natale si trasferisce dalla madre e vive una vita del tutto diversa accanto al fratello. Succede che un pomeriggio, mentre Silvia è fuori casa, Domitilla trova nella borsa della madre una siringa e accidentalmente si punge. Siddartha se ne accorge per primo e decide di affrontare la situazione da solo, senza coinvolgere gli adulti e intenzionato a proteggere la madre. Al pronto soccorso e dallo specialista deve far finta di parlare per conto di altri e, dopo aver ritirato i risultati delle analisi, scappa dalla finestra dell'ufficio per non rivelare il nome della sorellina. Ma la situazione arriva alla fine in evidenza e tra i due padri e Silvia lo scontro è molto duro. Silvia è decisa a cambiare vita ma il suo proposito è di breve durata: muore in un incidente di macchina. Siddartha adesso si sente davvero solo. All' uscita da scuola, vede in lontananza i due padri e Domitilla da un lato, una ragazzina con cui ha una piccolo flirt dall'altro. Osserva perplesso i riferimenti della sua vita. Poi, con un balzo, decide di allontanarsi non visto.
Valutazione Pastorale
Dichiara la regista Francesca Archibugi: "La famiglia de L'albero delle pere non è una famiglia. Non c'entra niente con le famiglie allargate tanto di moda; i 'miei' anche quando se ne stanno tutti insieme restano sempre dentro relazioni di coppia: madre e figlio, fratello e sorella, padre e figlia, ex marito ed ex moglie (
) Come si sentono i ragazzini in questa non-famiglia? In fondo bene. Sono certi di essere amati come individui e non come categoria 'figli' (
)". Dentro queste riflessioni c'è per intero la sintesi di un film irrisolto e contraddittorio, incerto sulla strada da seguire, incapace di instaurare con lo spettatore quella forma di comunicazione e di coinvolgimento che era stata felicemente trovata sia in "Mignon è partita" sia ne "Il grande cocomero". Delineato il quadro dei protagonisti, la regista ne segue i movimenti senza avere un preciso disegno in mente: è giusto che Siddharta, 14enne, si comporti da 'grande' nei confronti della sorellina perché i genitori sono assenti? E che significa la pretesa 'naturalezza' dei comportamenti dei due padri che alla fine mettono in atto differenze ben precise, prediligendo ciascuno il proprio figlio? Indebolito da una descrizione delle psicologie degli adulti non di rado sommaria e affrettata, il film si muove tra realismo e sociologismo senza trovare una qualche soluzione. Anche il finale (Siddharta sceglie la libertà, ma quale libertà, ed è giusto farlo a 14 anni?) resta sospeso e trasmette la sensazione di una voglia di non compromettersi da parte della regista. Tutto questo, dal punto di vista pastorale, si traduce in una prolungata ambiguità, segno costante del film che è da valutare come discutibile per l'attenzione che comunque meritano le gravi, e vere, problematiche esposte e per l'impegno complessivo, certo non superficiale né approssimativo, finora dimostrato dalla Archibugi.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, facendo attenzione alla presenza