Sogg.: e Scenegg.: Nico D'Alessandria - Fotogr.: (panoramica / a colori) Riccardo Fassi - Mus.: Riccardo Fassi - Montagg.: Maurizio Baglivo. - Dur.: 85 - Produz.: D'Alessandria Domenico
Interpreti e ruoli
Victor Cavallo (Dino Raider), Valeria D'Obici (Luce), Rocco Martellitti (Daniele), Fulvia Mosconi (Mariarosa), Roberto D'Alessandria (Mario Raider), Emiliano Vitola (Dino da giovane), Giancarlo Parodi (Dottor Periodi), Gerardo Sperandini, Mario Marino, Maria Mastrangelo, Luigi Ramundo, Ghigo Alberani, Tommasso Gili
Soggetto
un sacerdote, Don Daniele, si sente male in treno,e spira alla stazione. Il suo amico, Dino Raider, ripercorre le tappe della sua lunga amicizia con lui, e nel contempo tenta un inventario della sua esistenza: il suo analista, il dottor Periodi, non riesce a farlo uscire da una sorta di stagno di solitudine profonda, di scollamento dalla realtà e di conseguente apatia che lui tenta di esorcizzare con un attaccamento quasi maniacale ad oggetti personali come un fischietto, vecchio residuato di attività sportive giovanili, o le scarpe che fa risuolare anche se ormai logore. I rapporti con la moglie sono incrinati: i due non hanno rapporti da sei mesi e si rimproverano a vicenda di non aiutarsi a superare la crisi. Tornano, nei ricordi, il primo incontro con Daniele, la sua ordinazione, il battesimo del figlio Mario, e pian piano la figura del sacerdote diviene come un fantasma gentile, un angelo custode che segue passo passo il vagabondaggio mentale e fisico di Dino, che del suo passato comunista, impegnato in un quartiere popolare romano, non riesce a conservare che i brandelli di un sogno rivoluzionario spezzato. Una compagna del collettivo tenta di essergli vicina, come gli altri, ma nonostante le apparizioni tranqullizzanti e le parole di incoraggiamento che il defunto Daniele gli rivolge lungo l'arco delle sue giornate, davanti ad un bar o mentre fa jogging a Villa Borghese, Dino non sembra trovare stimoli ad uscire dalla "morta gora" in cui si dibatte. Finché l'immaginario amico lo precede verso una porta finalmente aperta sulla luce.
Valutazione Pastorale
questa pellicola, scritta e diretta da Nico D'Alessandria, si caratterizza per un'estrema semplicità di mezzi, basata com'è sui movimenti interni alla mente del protagonista, che riflette evidentemente problematiche esistenziali. Film minimalista nella forma, ma assai denso di contenuti, e talora efficace nel descrivere certi ambienti di periferia, o suggestivo in certe immagini romane, specie notturne. Lo penalizza una lentezza di montaggio ed uno schematismo di evidente derivazione letteraria, che rallenta il meccanismo filmico. Quanto alle apparizioni di Daniele, sono motivate da aspetti umani considerevoli (battesimo e funerale, vita e morte) e da una tensione verso un trascendente che, pur visto solo come misteriosa ipotesi, non cessa di esercitare un sottile richiamo per il protagonista. Efficace anche la descrizione "geografica" e psicologica della veccia comune e dei suoi problemi che sopravvive in un contesto ormai alieno. Ma il linguaggio di D'Alessandria, così parco di sussulti e così torpido nel ritmo, finisce per indurre ad evadere l'impegno che le immagini propongono, frenando il coinvolgimernto nel dialogo e nell'azione. Film enigmatico e tutto schegge, di assai difficile lettura, amara biografia di una vita altrettanto a schegge, senza punti fermi, nel suo vagabondare senza mèta in cerca di un senso, di un "perché" esistenziale.