L’AMICO RITROVATO *

Valutazione
Accettabile, Complesso
Tematica
Amicizia, Letteratura
Genere
Drammatico
Regia
Jerry Schatzberg
Durata
110'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
REUNION
Distribuzione
Academy
Soggetto e Sceneggiatura
Harold Pinter dal romanzo di Fred Uhlman
Musiche
Philippe Sarde
Montaggio
Martine Barraque

Sogg.: dal romanzo di Fred Uhlman - Scenegg.: Harold Pinter - Fotogr.: (scope/a colori) Bruno De Keyzer - Mus.: Philippe Sarde - Montagg.: Martine Barraque - Dur.: 110' - Produz.: Les Films Ariane

Interpreti e ruoli

Jason Robards (Henry Strauss), Christien Anholt (Hans Strauss), Samuel West (Konradin Von Lohenburg), Françoise Fabian, Maureen Kerwin, Tim Baker, Bert Parnaby, Barbara Jefford

Soggetto

il settantenne ebreo Henry Strauss, naturalizzato americano, da New York si reca in Germania apparentemente per occuparsi di alcuni ereditati beni di famiglia, in realtà per scoprire che cosa è successo dopo il 1933 al suo compagno di scuola ed amico Konradin von Lohenburg, di nobile famiglia tedesca e fautore del nazionalsocialismo, dal momento che proprio in quell'anno Henry - il cui vero nome era Hans - dai genitori, prima del loro suicidio, era stato inviato in America presso uno zio al fine di evitare le persecuzioni dei nazisti. Con qualche difficoltà Henry, che da oltre cinquantacinque anni ha rifiutato di parlare il tedesco, compie le sue ricerche a Stoccarda; nella memoria affiorano con prepotenza i ricordi di quel tempo: con Konradin aveva gli stessi interessi per lo studio degli autori classici, per l'archeologia, per il tiro con l'arco; con Konradin nutriva lo stesso amore per la natura. I rapporti tra Hans (figlio di un medico, ma di origine contadina) e Konradin erano eccellenti: gite in bicicletta; solidarietà totale; presentazione di Konradin agli Strauss; una visita alla giovane cugina, la contessina Gertrude, già fervida ammiratrice dei membri della Hitlerjugend e antisemita; qualche pugno distribuito in un caffé ad alcuni arroganti nazisti. Un solo dissapore: la mancata presentazione di Hans ai Von Lohenburg nel foyer di una sala da concerto. Ma Konradin aveva fornito di ciò ampia spiegazione: già si sono manifestati i primi allarmanti sintomi della politica antiebraica del Fuhrer e la madre del ragazzo è dichiaratamente antisemita, talché egli ha di proposito voluto che Hans non venisse umiliato. Dopo le vacanze estive, i due amici si ritrovano. Il clima attorno a loro si è fatto anche più cupo; nel ginnasio Hans è schivato dal nuovo professore e dai compagni perché ebreo; a Stoccarda vi sono i primi e coraggiosi scioperi. Konradin ed Hans si separano e non si vedranno mai più. Il vecchio Henry rivede la sua casa e visita commosso le tombe dei genitori, coperte d'erba ai piedi del muro di cinta di un cimitero, ma vuole anche cercare le tracce del suo nobile compagno. Nella splendida villa che fu dei Lohenburg ora vi è un ufficio statale. Un anziano giardiniere gli dà l'indirizzo della contessa Gertrude, ma la dama si rifiuta di parlare del cugino. Del suo vecchio ginnasio, colpito dalle bombe durante la guerra, non resta che il nome su di un moderno edificio. Il preside indica ad Hans una lapide marmorea, con incisi i nomi della classe del '32: tutti morti in guerra sui vari fronti. E là Hans scopre anche il nome del suo grande amico che, venne giustiziato da un Tribunale nazista in quanto partecipe del complotto contro Adolf Hitler.

Valutazione Pastorale

tratto da un breve romanzo, che è piuttosto un lungo racconto, di Fred Uhlman e con la solida sceneggiatura di Harold Pinter, il film propone il viaggio, forse meglio il pellegrinaggio che l'anziano Henry Strauss compie nella Patria di origine e più ancora nella memoria. Malgrado i luoghi (in cui mai egli è voluto tornare dopo la guerra, perfino rifiutandosi di parlare tedesco) e nonostante la crudezza di alcuni lampi che si aprono nella sua mente di vechio ragazzo ebreo ormai inseritosi altrove, tutto è narrato quietamente e senza odio. C'è una realtà agghiacciante (e palpabile), ci sono gli echi attutiti di una tragedia collettiva, ma sembra che il rifiorire improvviso dei ricordi stemperi l'antica violenza, vinta dalla forza e bellezza di quella amicizia. Lo stesso lieve distacco che sempre aveva marcato il comportamento di Konradin, malgrado la sua cordialità schietta e affettuosa - retaggio inevitabile di una nobiltà intrinseca e venata di delicatezza - trova la più degna giustificazione nel destino del giovane, rimasto in Germania, ma pronto a scegliere l'olocausto della propria vita. L'ammirazione di Hans, figlio di ebrei che si dichiarano tali, ma anche fieri di essere tedeschi, si trasforma alla fine in commosso rispetto e riconoscenza davanti ad una lapide che fa tornare vivi i morti compagni di studi, che la vita e la Storia hanno chiamato ciascuno ad ideali anche diversi. Tutto è raccontato con asciutta semplicità, con sottolineature a volte anche liete, con grande freschezza e levità di tocchi. Certo vi è nel testo letterario una intimità da diario, una intensità ancora più avvertita e sicuramente il film dà prova di una qualche lentezza narrativa. Ma il "perché" del ritorno di Hans vecchio e il riaffiorare di tutti quei momenti e valori che la sua coscienza aveva "rimossi" appaiono chiari e toccanti. I rapidi inserti (in bianco e nero) della realtà di oltre un mezzo secolo fa, quelle scorribande chiassose e arroganti delle giovani camicie brune, le prime brutalità, i prodromi di quella follia che nulla e nessuno potrà mai cancellare, conferiscono al film connotati e cornici più che convincenti. Al vecchio ebreo-americano, più che le polverose masserizie e qualche oggetto degli Strauss, custoditi in un magazzino sotterraneo che è da incubo solo a scendervi, resta la medaglia donatagli dal nobile amico.

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