Orig.: Italia/Lussemburgo/Belgio (2007) - Sogg.: tratto dal romanzo "Madre e ossa" di Danielle Girard - Scenegg.: Luca D'Alisera, Alessandro Capone - Fotogr.(Panoramica/a colori): Luciano Tovoli - Mus.: Lawrence 'Butch' Morris, Riccardo Fassi - Montagg.: Roberto Perpignani - Dur.: 90' - Produz.: Massimo Cristaldi, Donato Rotunno, Joseph Rouschop, Mark Hammond.
Interpreti e ruoli
Isabelle Huppert (Danielle), Mélanie Laurent (Sophie), Greta Scacchi (dott. Nielsen), Olivier Gourmet (Morris)
Soggetto
Donna matura ricoverata in clinica dopo il terzo tentativo di suicidio, Danielle ha un forte sentimento di odio per la figlia Sophie, con la quale non é mai riuscita a costruire un rapporto. La dott.ssa Nielsen, la psichiatra che l'ha in cura, la convince a tentare di mettere per iscritto i suoi pensieri. Il lento processo di autoanalisi viene però interrotto dalle inaspettate visite di Sophie. In occasione del traferimento ad un'altra sede, Danielle scappa e viene ritrovata due giorni dopo febbricitante e spossata in un portico. Di nuovo in clinica, cerca ancora di togliersi la vita quando le viene data la notizia che la figlia é morta in un incidente. Danielle legge la lettera di addio di Sophie. Forse si è suicidata. E lei non sopporta che lo abbia fatto prima di lei. Ma per il momento ecco Danielle giocare con la figlia piccola di Sophie, rimasta orfana.
Valutazione Pastorale
All'origine c'è un romanzo autobiografico, "Madre e ossa", scritto dall'attrice francese Danielle Girard sulla vera storia della sua famiglia. Si tratta di una materia dura, ostica, difficile da proporre e da far accettare. La descrizione, aggrovigliata e cupa, dell' odio madre/figlia attraversa tutta la storia, e se il copione ha il merito di affrontare a viso aperto un argomento molto delicato, la messa in scena ha il difetto di risultare un po' troppo letteraria e didascalica. La regia di Capone resta troppo attaccata alla performance attoriale di Isabelle Huppert, a scapito di qualche respiro maggiore da dare al diagramma dei risvolti psicologici. Resta indubbia la possibilità di entrare in uno spazio mentale chiuso, nel quale l'immagine prova a carpire qualche segreto, sostituendosi forse alla stessa psichiatria. Ne risulta un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come complesso e senz'altro problematico.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con l'avvertenza che si tratta di una proposta dai contenuti abbastanza forti. Attenzione sarà da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.