Orig.: Italia (2007) - Sogg. e scenegg.: Umberto Contarello, Filippo Gravino, Guido Iuculano e Fabrizio Bentivoglio, liberamente ispirato ai racconti fatti a tavola da Fausto Mesolella - Fotogr.(Panoramica/a colori): Luca Bigazzi - Mus.: Fausto Mesolella - Montagg.: Esmeralda Calabria - Dur.: 105' - Produz.: Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con Medusa Film e Sky.
Interpreti e ruoli
Antimo Merolillo (Faustino), Ernesto Mahieux . (Raffaele Niro), Lina Sastri (Vincenza), Fabrizio Bentivoglio (Riverberi), Valeria Golino (Annamaria), Toni Servillo (maestro Falasco), Peppe Servillo (Gerry Como), Roberto De Francesco (autore), Luigi Montini . (discografico), Flavio Bonacci (Carlo Tagnin), Ugo Fangareggi (Pietro Tagnin), Daria D'Antonio . (Franca Marrocco)
Soggetto
Caserta, 1976. Il diciottenne Faustino Ciaramella, appassionato di chitarra, riceve dal manager Niro la bella notizia che per l'estate avrà la possibilità di lavorare con l'orchestra del famoso maestro Augusto Reverberi, in tournee in quelle zone. Quando arriva il momento, qualche serata viene effettuata, c'è anche un intervento alla trasmissione televisiva 'Senza rete'. Ma poi l'impresario scappa, e anche il maestro va via. A dicembre però Augusto chiama Faustino e gli dice di raggiungerlo subito a Milano. Il ragazzo ci crede, arriva a Rho, si sistema in una pensione, aspetta invano notizie. Costretto a tornare a Caserta a piedi, viene recuperato tramortito dal freddo dai pompieri, e dalla caserma scrive una lettera alla madre, dicendo che sta lavorando con Reverberi e che va tutto bene.
Valutazione Pastorale
Il copione dovrebbe essere la cronaca, disincantata e amara, della 'formazione' alla vita di un ragazzo di provincia. Le premesse sono mantenute solo in parte, perchè, mentre il percorso tra speranze e delusioni é ben cadenzato, ad essere meno risolto è tutto il contorno. Il piccolo affresco degli anni '70 si muove tra ricostruzione filologica e eccessi di schematismo. Troppi personaggi diventano solo macchiette, con poco respiro di autenticità. Il racconto diventa raccontino, la provincia diventa strapaese. Bentivoglio regista manca di grinta, graffia poco. L'evoluzione della storia resta comunque coerente e il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile e del tutto semplice.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e proposto in altre occasioni come ritratto, non sempre riuscito ma curioso, di una certa Italia anni Settanta.