Orig.: Stati Uniti (2005) - Sogg. e scenegg.: Gus Van Sant - Fotogr.(Normale/a colori): Harris Savides - Mus.: Thurston Moore - Montagg.: Gus Van Sant - Dur.: 85' - Produz.: Gus Van Sant, Sany Wolf per HBO Films.
Interpreti e ruoli
Michael Pitt (Blake), Lukas Haas (Luke), Scott Green (Scott), Asia Argento (Asia), Nicole Vicius (Nicole), Ricky Jay (detective), Ryan Orion (Donovan), Kim Gordon (discografico), Harmony Korine (uomo in discoteca), Thadeus A. Thomas . (venditore di pagine gialle)
Soggetto
Il giovane Blake, cantante famoso, si trova in una grande e bella villa isolata tra i boschi. Qualche volta passeggia, qualche volta torna a casa dove parla con alcuni amici amanti come lui del rock. Blake in realtà parla poco. Alcune persone (Asia, due protestanti che girano nelle abitazioni della zona, un venditore di spazi pubblicitari, un detective) entrano e escono dallla villa. Finchè un giorno Blake va nella serra, si stende per terra. Poi vediamo la sua anima che esce dal corpo e si libra verso l'alto.
Valutazione Pastorale
Blake é (o dovrebbe essere) Kurt Cobain e quelli che si vedono sono (o dovrebbero essere) gli ultimi giorni di vita del cantante leader dei Nirvana, uccisosi, come è noto, nel 1994 all'età di 27 anni. Tutto ha voluto fare Van Sant, tranne che una biografia, o una cronaca. La rinuncia a queste soluzioni 'semplici' è allo stesso tempo il pregio e il limite della realizzazione. Di fronte ad una vita, come quella di Cobain, segnata dall'autodistruzione, Van Sant sceglie un cinema a sua volta enigmatico e sfrontato, quasi volutamente analfabeta. I dialoghi sono scombinati, i personaggi non esistono in quanto tali, il racconto é derubricato alla non-esistenza con il ricorso ai piani fissi e al ritorno circolare delle stesse situazioni viste da punti di vista differenti (ma anche uguali). Una scelta stilistica fatta di sottrazioni, di negazioni, di scardinamento dei tradizionali punti di riferimento: fino alla scelta di togliere anche l'ìmmagine del suicidio, solo intuito. Il rovesciamento della sintassi cinematografica (Godard lo aveva detto negli anni Sessanta) va bene fino a quando non diventa ossessione. Così anche per Van Sant c'è il forte rischio della maniera, della forma fine a se stessa, del compiacimento. E di restare muto nei riguardi dello spettatore. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, certamente complesso e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria per un pubblico avvertito e disponibile. Più opportuno riservarlo per occasioni mirate per avviare riflessioni sul rapporto tra linguaggio, racconto, immagine. Attenzione è da tenere per i più piccoli in vita di passaggi televisivi, o di uso di VHS e DVD.