In Concorso al 75° Festival di Cannes (2022), vincitore del Premio della Giuria
Interpreti e ruoli
Luca Marinelli (Pietro), Alessandro Borghi (Bruno), Filippo Timi . (Giovanni), Elena Lietti (Francesca), Cristiano Sassella (Bruno bambino), Andrea Palma (Pietro adolescente), Lupo Barbiero (Pietro bambino), Francesco Palombelli (Bruno adolescente), Elisabetta Mazzullo (Lara)
Soggetto
Torino, Pietro è un bambino che vive con i due genitori Giovanni e Francesca. Avvertendo la città sempre più caotica, la famiglia decide di comprare una seconda casa in un paesino di montagna, in Valle d’Aosta. Lì Pietro conosce Bruno, l’unico bambino del posto, chiamato a una responsabilizzazione precoce nel lavoro sui pascoli. Tra i due si sedimenta un’amicizia solidale, fraterna. Nel corso degli anni, da adulti, Bruno trascorrerà la sua vita sempre sulle montagne, tra cantieri edili e il sogno di un allevamento di vacche; Pietro oscillerà invece tra lavori stagionali e viaggi per il mondo, eleggendo come base il Nepal…
Valutazione Pastorale
“Volevamo un film epico raccontato da piccoli gesti. Un’ode alla fragilità e alla forza di ogni singolo essere vivente, che sia uomo, animale, pianta o montagna. Senza il minimo cinismo”. Così Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch parlando del progetto “Le otto montagne”, nel portare il noto romanzo di Poalo Cognetti, Premio Strega nel 2017, sullo schermo, curandone sceneggiatura e regia. I due, coppia anche nella vita, avevano già lavorato insieme per il film “Alabama Monroe” (“The Broken Circle Breakdown”, 2012), raccogliendo pieni consensi di critica e pubblico, compresa la corsa all’Oscar come miglior film straniero (quell’anno vinto da Paolo Sorrentino con “La grande bellezza”). Il romanzo di Cognetti ha rappresentato per i due autori una sfida non da poco, concepita nel pieno della pandemia e alle prese con difficoltà personali. “Abbiamo deciso – hanno dichiarato – di sederci fianco a fianco e scrivere. Come se avessimo capito che adattare questa storia incredibilmente pura avesse il potenziale di farci riavvicinare. È stato così”.
La storia. Torino, Pietro è un bambino che vive con i due genitori Giovanni (Filippo Timi) e Francesca (Elena Lietti). Avvertendo la città sempre più caotica, la famiglia decide di comprare una seconda casa in un paesino di montagna, in Valle d’Aosta. Lì Pietro conosce Bruno, l’unico bambino del posto, chiamato a una responsabilizzazione precoce nel lavoro sui pascoli. Tra i due si sedimenta un’amicizia solidale, fraterna. Nel corso degli anni, da adulti, Bruno (Alessandro Borghi) trascorrerà la sua vita sempre sulle montagne, tra cantieri edili e il sogno di un allevamento di vacche; Pietro (Luca Marinelli) oscillerà invece tra lavori stagionali e viaggi per il mondo, eleggendo come base il Nepal…
Molti i punti di forza e attrazione del film “Le otto montagne”, che conquista per la sua delicatezza ed elegante elegia. È anzitutto un’opera governata da una regia capace, attenta alle sfumature dell’animo: i due registi sanno percorrere i tornanti interiori dei protagonisti, i loro slanci innocenti e al contempo i pesanti irrisolti familiari, dipesi soprattutto da figure paterne assenti oppure distanti. Se i padri hanno lasciato in entrambi un vuoto ingombrante (in maniera diversa), l’amicizia riesce a compensare tale mancanza, irradiando in loro tenerezza e presenza. Van Groeningen e Vandermeersch colgono con efficacia questi snodi dell’animo raccordandoli con i ritmi ora dolci ora selvaggi della natura. Ed è soprattutto la montagna a dominare nel film. Viene raccontata per la sua maestosità, la sua imponenza e imprevedibilità. La montagna accoglie, ma sa anche imporsi sulle vite dei suoi abitanti. Ai due autori va dato merito di aver saputo coglierne lo spirito, lo straordinario silenzio. Un silenzio interrotto qua e là da dialoghi misurati e da bellissime musiche composte dallo svedese Daniel Norgren. Perfette.
Infine, è da rimarcare il lavoro dei due interpreti principali, Luca Marinelli e Alessandro Borghi, che si sono calati nei panni di Pietro e Bruno, del ragazzo di città e di montagna, con attenzione ed empatia. Hanno abitato i personaggi traducendo sullo schermo tutta la loro voglia di vita e insieme tormento, la gioia nel godere dell’attimo davanti a un paesaggio che toglie il respiro e la paura per un futuro indecifrabile. Interpretazioni eccellenti, che beneficiano anche di comprimari solidi e sempre in parte come Filippo Timi ed Elena Lietti.
“Le otto montagne” è una bella proposta, una poesia dolce e dolente, che conquista per l’intensità della storia, l’eleganza del racconto e le interpretazioni maiuscole. Consigliabile, poetico, per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito.