Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg. e scenegg.: John Irving dal proprio romanzo omonimo - Fotogr.(Scope/a colori): Olivier Stapleton - Mus.: Rachel Portman - Montagg.: Lisa Zeno Churgin - Dur.: 131' - Produz.: Richard Gladstein.
Interpreti e ruoli
Tobey Maguire (Homer Wells), Charlize Theron (Candy), Michael Caine (dr.Larch), Paul Rudd (Wally), Kathy Baker (Angela l'infermiera), Kieran Culkin (Buster), Kate Nelligan (Olive), Jane Alexander (Edna)
Soggetto
Stato del Maine, 1943. Mentre la guerra é ancora in corso, il dottor Wilbur Larch gestisce in una zona isolata uno strano ospedale-orfanotrofio: vi arrivano ragazze con due tipi di esigenze, alcune vogliono liberarsi di una gravidanza indesiderata, altre hanno deciso di far nascere il figlio ma, non volendo tenerlo, lo lasciano al dottore che cercherà di trovargli una famiglia. Per due volte assegnato e rifiutato, il piccolo Homer viene preso sotto la tutela personale di Wilbur che lo segue nella crescita e, appena è possibile, lo utilizza come assistente nelle varie operazioni. Quando all'ospedale arriva una coppia benestante, l'ufficiale aviatore Wally e la moglie Candy che deve abortire, Homer è attratto dalla ragazza, approfitta dell'invito e riparte con loro con l'obiettivo di conoscere il mondo 'fuori'. Quando l'ufficiale parte per la Birmania, Candy e Homer si ritrovano uniti dalla solitudine e si innamorano. Il ragazzo scopre insieme il sesso e l'amore. Assunto come raccoglitore di mele nella casa del sidro, Homer dopo qualche tempo, dichiarando la propria, già lunga esperienza, aiuta ad abortire una ragazza nera stuprata dal padre, un altro dei lavoranti. Più tardi arriva la notizia che Wally é rimasto paralizzato alle gambe. Quando torna a casa, Candy decide di dedicarsi totalmente al marito, costretto sulla sedia a rotelle. Homer a questo punto capisce che anche per lui é il momento di fare ritorno a 'casa'. Si presenta così di nuovo all'ospedale, dove é accolto con grande entusiasmo come l'unico in grado di prendere il posto del vecchio Wilbur, nel frattempo deceduto.
Valutazione Pastorale
Il film era stato selezionato in concorso alla 56^ Mostra di Venezia nel settembre 1999. Già in quella occasione molte perplessità furono sollevate nei confronti di una vicenda che più mostrava casi umani difficili e delicati, più se ne serviva per costruire un accumulo di emotività che stordiva e quasi sviava dalla sostanza e dai motivi principali. Una nuova visione del film, nella versione italiana in circolazione nelle sale, ha confermato in pieno quelle impressioni, consentendo altresì di verificare che il tema dominante é e resta quello dell'aborto. E' certamente facile affermare che, sviluppandosi per 131', il racconto assume toni da melodramma, eccessivi, sopra le righe e quindi, si è detto da parte di qualcuno, antirealistici, da non prendere alla lettera. E' un'osservazione che sa molto di attenuante generica e che non sta in piedi: di fatto, il 'lavoro' del medico, sbandierato e dichiarato, fa parte di quelle 'regole' che si riassumono nella frase secondo cui il fine giustifica i mezzi e che riproducono un'etica, non tanto individualistica (certo tipica della cultura americana) ma smaccatamente egoistica. Più inclina verso il dolore, il pianto, la commozione, più il film diventa falso, artificioso, retorico e, in ultima analisi, a tesi: quella dell'aborto come momento 'naturale e giusto' della vita quotidiana. Non è un caso del resto che, salendo sul palco per ritirare il premio Oscar assegnato alla sceneggiatura tratta dal proprio romanzo, lo scrittore John Irving si sia detto 'felice' per l'attenzione riportata su questo tema, e abbia ricordato l'impegno della Lega per il diritto all'aborto. Dal punto di vista pastorale, il film é dunque da valutare come inaccettabile, sottolineando la negatività della vicenda nel suo percorso, nei suoi personaggi, nelle sue tesi da dimostrare a tutti i costi, senza margini di alternative.
UTILIZZAZIONE: soprattutto in programmazione ordinaria, ma anche in altre occasioni, l'utilizzazione è da evitare, proprio prché il film non offre motivi di riflessione ma solo tesi predeterminate e preconfezionate.