Orig.: Italia (2006) - Sogg.: tratto dal romanzo "Il deserto della Libia" di Mario Tobino e dal brano 'Il soldato Sanna' in "Guerra d'Albania" di Giancarlo Fusco - Scenegg.: Mario Monicelli, Alessandro Bencivenni, Domenico Saverni - Fotogr.(Panoramica/a colori): Saverio Guarna - Mus.: - Montagg.: Bruno Sarandrea - Dur.: 102' - Produz.: Mauro Berardi.
Interpreti e ruoli
Michele Placido (frate Simeone), Alessandro Haber (magg. Stefano Strucchi), Giorgio Pasotti (ten. Marcello Salvi), Fulvio Falzarano (serg. Barzottin), Moran Atias (Aisha), Tatti Sanguineti (il generale), Enzo Marcelli, Emanuele Spera, Stefano Scandaletti, Nicola Acunzo, Francesco Guzzo, Giuseppe Oppedisano, Claudio Bigagli, Flavio Pistilli
Soggetto
Oasi di Sorman, deserto della Libia, estate 1940. Una sezione sanitaria dell'esercito italiano agli ordini del maggiore Strucchi si accampa sul posto in attesa di ordini precisi. In assenza di indicazioni, fra' Simeone, un frate italiano che vive in zona, coinvolge i militari nel soccorso alla popolazione locale molto bisognosa di medicinali. Quando le sorti della campagna d'Africa cominciano a cambiare, il campo di Sorman viene invaso da altri soldati italiani, quelli in fuga da altri fronti, e quelli feriti e lasciati a se stessi. Arrivano i tedeschi, arriva il generale italiano, che ordina lo spostamento delle salme in zona lontana. La confusione regna a tutti i livelli. Il maggiore Strucchi, debole di carattere e troppo elegante nei modi e nel parlare, ricevuta la notizia della morte della moglie in Italia, si toglie la vita.
Valutazione Pastorale
Il novantenne Monicelli affronta di nuovo il tema della guerra, ma non sono più evidentemente i tempi del capolavoro del 1959, "La grande guerra". Il glorioso regista si intestardisce nel voler piegare la 'serietà' dell'argomento alle esigenza della commedia italiana stile "Armata Brancaleone". Purtroppo l'operazione non riesce. Lo scenario degli anni '40 odora lontano un chilometro di ammiccamenti all'oggi, ma così facendo si perdono mordente, serietà, coinvolgimento. Spirito caustico, cinismo e utopia letteraria (sono i personaggi di fra' Simeone, di Salvi, di Strucchi) vanno bene fin quando non diventano pretesto di dileggio e di ingenerosa caricatura: come nel ritratto del generale affidato al critico Tatti Sanguineti. Allora si scade nella poca sensibilità e in un tono demagogico che raccoglie il facile apllauso. Dunque il film vola basso, non graffia, non aiuta a rivedere quei fatti e quel peridoo. Resta solo il ritratto anarcopide di una confusione generalizzata, nella quale anche la Croce trova una presenza non meglio identificata. Dal punto di vista pastorale, il film può essere valutato come accettabile, per il suo sforzo complessivo di disegno di un affresco storico, ma anche, e fin troppo, semplicistico.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in altre circostanze, ben tenendo presenti i limiti sopra espressi.