Orig.: Francia (2005) - Sogg. e scenegg.: Philippe Garrel, Marc Cholodenko, Arlette Langmann - Fotogr.(Normale/b&n): William Lubtchanski - Mus.: Jean Claude Vannier - Montagg.: Mathilde Muyard - Dur.: 181' - Produz.: Maia Films.
Interpreti e ruoli
Louis Garrel (François), Clotilde Hesme (Lilie), Julien Lucas (Antoine), Mathieu Genet . (Nicolas)
Soggetto
Un gruppo di giovani parigini partecipa ai movimenti che a partire dal gennaio 1968 sconvolgono la città. In migliaia si riversano nelle strade per ribellarsi a modelli di vita superati, e ingaggiano furibondi scontri con le forze dell'ordine, alzano barricate, rispondono agli attacchi. Tra questi giovani ci sono Francois, ventenne, e alcune ragazze. Quando il clamore della battaglia si placa, i ragazzi cominciano a ripiegare su stessi. Da alcune visite di poliziotti capiscono di essere sorvegliati. Alcuni di loro decidono di lasciare la Francia e riparare in Marocco. Lilie, innamorata di Francois, si trasferisce a New York. All'improvviso Francois si ritrova solo nel grande appartamento fino a poco prima pieno di movimento. Il silenzio lo schiaccia. Giorni dopo viene trovato privo di vita.
Valutazione Pastorale
Philippe Garrell riflette sulla 'rivoluzione' del maggio '68. Il diario, cui l'autore si affida, é diviso in capitoli. Quello conclusivo si intitola "Il sonno dei giusti", omaggio estremo di Garrell al Francois morto senza motivo apparente, ad una ribellione nata per cambiare il mondo ma forse troppo 'timida' per arrivare alla fine, e troppo 'ideologica' per avere qualcosa di nuovo da trasmettere. Per arrivare al quel sonno dei giusti, Garrell impiega 181'. Tre ore che il regista riempie con un approccio storico-narrativo certo non esente da nostaglie e ricatti affettivi ma calato in un clima severo e puntigliso, quasi da 'attualità'. Il B&N della fotografia di Lubtchanski restituisce atmosfere esatte da nouvelle vague, in un taglio emotivamente forte e spesso di asciutta commozione. Realismo e Storia vanno di pari passo con uno sguardo che prende atto del fallimento ma non se ne fa una colpa. Nei lunghi momenti di assenza di parole e musica, Garrell ricostruisce un cinema 'puro' pronto a sfidare le nuove convenzioni del Duemila. Una lezione di austera semplicità soprattutto per il ridondante Bertolucci di "The dreamers". Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile, con riserve per qualche passaggio meno controllato, ma senz'altro problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria ma, più opportunamente, é da proporre in situazioni mirate per avviare riflessioni sui molti temi che lo attraversano.