Interpreti e ruoli
Alberto Boubakar Malanchino (Buzz Lightyear), Ludovico Tersigni (Sox), Esther Elisha (Alisha Hawthorne), Rossa Caputo (Izzy Hawthorne), Fabrizio Manfredi (Aviatore Diaz), Graziella Polesinanti (Darby Steel)
Soggetto
A 4,2 milioni di anni luce dalla Terra la navicella spaziale guidata dal comandante Alisha Howthorne e dal sodale Space Ranger Buzz Lightyear fa rotta sul pianeta T’Kani Primo in cerca di nuove risorse; lo scenario è però respingente, una terra contaminata da rampicanti predatori. Nel tentativo di fuga, sotto la guida di Buzz, la navicella perde il cristallo-cella combustibile, così la comunità scientifica rimane ostaggio del pianeta. Per molto tempo (anni!) Buzz si dedica ai test di una nuova cella che gli permetta finalmente di riportare tutti a casa.
Valutazione Pastorale
La saga “Toy Story” (1995-2019), con i suoi quattro film, non è solo un fenomeno culturale e cinematografico, con copiosi incassi e diffuso merchandising, capace di raggiungere Millennials o Generazione Z, famiglie comprese. C’è anche un elemento sentimentale che si lega a tali film, soprattutto in Italia: le voci dei personaggi di Buzz e Woody, rispettivamente quelle di Massimo Dapporto e del compianto Fabrizio Frizzi, insieme in un duetto brillante, poetico, indimenticabile.
Ora, come sempre più di frequente nell’universo Disney, esaurita la spinta narrativa della saga primaria, ne è nato uno spin-off dedicato: “Lightyear. La vera storia di Buzz” che racconta le origini del coraggioso Space Ranger cui è stato associata una linea di giocattoli. A dirigere il film è Angus MacLane, animatore di alcuni noti titoli Disney-Pixar come “Toy Story”, “Monsters & Co.” e “Up”, nonché regista di “Alla ricerca di Dory” (2016). MacLane concepisce il progetto “Lightyear” come una sorta di biopic avventuroso e fantascientifico richiamando modelli iconici quali Flash Gordon e Captain America, così come precisi sfondi cinematografici anni ’80 quali “Star Wars” e “I predatori dell’arca perduta”.
La storia. A 4,2 milioni di anni luce dalla Terra la navicella spaziale guidata dal comandante Alisha Howthorne e dal sodale Space Ranger Buzz Lightyear fa rotta sul pianeta T’Kani Primo in cerca di nuove risorse; lo scenario è però respingente, una terra contaminata da rampicanti predatori. Nel tentativo di fuga, sotto la guida di Buzz, la navicella perde il cristallo-cella combustibile, così la comunità scientifica rimane ostaggio del pianeta. Per molto tempo (anni!) Buzz si dedica ai test di una nuova cella che gli permetta finalmente di riportare tutti a casa. Fallimento dopo fallimento, il Ranger si sente un eroe depotenziato, incapace di riparare ai propri errori…
Un cartoon di certo stratificato “Lightyear. La vera storia di Buzz”: c’è tanto, persino troppo. Al di là della riuscita e avvincente pista narrativa avventurosa, la missione spaziale narrata con incalzanti sfide alla Indiana Jones, punto nodale del racconto si conferma la dimensione esistenziale, lo sguardo antropologico. Buzz è un eroe che si scopre imperfetto, fallibile, profondamente umano. Per audacia e sicurezza di sé, ha messo in pericolo la missione e la vita dei propri compagni; da acclamato Space Ranger arriva a sentirsi solo, incerto e irrisolto.
L’incontro-scontro però con gli ultimi della filiera, le reclute che nessuno vuole addestrare – un team composto da giovani acerbi e veterani problematici –, aiuterà Buzz a leggersi dentro e a comprendere come l’errore sia una dimensione profondamente umana. Un errore-vertigine fagocitante da cui però è possibile sottrarsi chiedendo aiuto, e lasciandosi aiutare, scommettendo sul senso del lavoro di squadra. È proprio per questo che il cartoon funziona, per tale potente linea tematica che educa all’incontro e alla solidarietà, che apre all’altro, al valore del Noi.
Nell’insieme, “Lightyear” è un film colorato, vorticoso, avvincente, persino sovraccarico, ma di indubbio divertimento; a impreziosirlo le voci di Alberto Malanchino, Ludovico Tersigni, Esther Elisha e astro Linda (Raimondo), compresa un’incursione di Massimo Dapporto. Consigliabile, semplice e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è adatto per la programmazione ordinaria e per successive occasioni di dibattito, mettendo a tema l’incontro e la solidarietà, il valore del Noi.