L’IMPERATORE DI ROMA

Valutazione
Discutibile, Crudezze
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Nico D'Alessandria
Durata
90'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
L'IMPERATORE DI ROMA
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Nico D'Alessandria
Musiche
Al Lunati, Carlo Giugni, Tan

Sogg. e Scenegg.: Nico D'Alessandria - Fotogr.: (normale/bianco e nero) Roberto Romei - Mus.: Al Lunati, Carlo Giugni, Tan-Zero - Mont: Nico D'Alessandria - Dur.: 90' - Produz.: Aura Film - Vietato ai minori degli anni quattordici

Interpreti e ruoli

Gerardo Sperandini (Gerry), Giuseppe Amodio, Fuivio Meloni, Nadia Haggi, Agnese De Donato

Soggetto

Gerry è un giovane, che conduce a Roma l'esistenza del barbone, nonostante che in città viva suo padre, il quale, pur incapace di comprenderlo e di aiutarlo, un giorno lo riporta a casa, per tentare di fargli riprendere un'esistenza normale. Ma l'esperimento dura poco: ben presto il padre lo scaccia, esasperato dal suo contegno. Infatti Gerry si droga ogni volta che trova i soldi necessari: s'infila la siringa nel braccio in un parco, oppure di notte fra le baracche di un mercato, e cerca così conforto alla propria infelicità; oppure si ubriaca o rubacchia per mangiare un panino o la pizza. Ma soprattutto egli cammina incessantemente per la città, a volte in periferia o lungo il Tevere, ma generalmente nelle vie del centro storico, fra i monumenti della romanità, che gli ispirano lunghi monologhi deliranti, nei quali egli, mescolando la storia alle sue fantasie di drogato, si vede come predestinato a far risorgere alla gloria la Roma imperiale, in modo che i giovani possano viverci liberi e felici, drogandosi quando vogliono. Intanto Gerry dorme sotto i ponti o in qualche squallida pensione, cercando ogni giorno di procurarsi la droga, che gli dà sollievo, ma riprendendo poi sempre il suo vagabondare solitario e senza meta, cui sembra condannato da un potere crudele. Spesso egli regala qualche suo indumento o lo getta via, e una volta finisce col vagare completamente nudo, cosicché viene arrestato e rinchiuso in un ospedale, di dove però riesce a scappare. Inutilmente Gerry cerca di riallacciare un contatto con la ragazza, che gli ha dato un figlio, al quale pensa talvolta: la madre di lei gli minaccia al telefono di chiamare i carabinieri. E il giovane ha già avuto molti guai con la giustizia, che ha nei suoi archivi un fascicolo in cui è contenuta una lunga serie di suoi reati. Gerry immagina spesso di morire o per overdose o per una caduta dalla moto, ma si ritrova sempre a vagabondare da solo. Infine il padre, convinto che egli sia irrecuperabile, chiede il suo internamento, e Gerry, ormai giudicato malato di mente, è sorpreso a rubare un panino in un pulman turistico incustodito, e viene catturato.

Valutazione Pastorale

il film descrive un caso reale, infatti il protagonista è il vero malato, Gerry, che ha interpretato il ruolo durante un permesso avuto dal manicomio di Aversa, dove poi è stato rinchiuso di nuovo, e dove si trova ancora, essendo stato giudicato malato di mente. Si tratta di un lavoro ambizioso, che tenta di rappresentare la tragica e solitaria vita di un giovane d'oggi, il quale non è solo drogato, ma pazzo, e si sente l'imperatore di Roma. L'uso del bianco e nero dà un certo risalto al degrado della città, ai ruderi, alle cancellate, ai lungo-Tevere squallidi, ma il regista non è poi capace di infondere la dovuta drammaticità alla storia, che racconta, i cui personaggi mancano di forza e di carattere, cosicché l'unica cosa, che colpisce lo spettatore, è il contenuto e meccanico camminare di Gerry da solo, col suo passo dondolante di squilibrato e il suo parlare farneticamente. Ma è troppo poco per una vicenda così impegnativa: la pietà ispirata dal protagonista non porta necessariamente ad un efficace risultato artistico. Cosicché, volendo condannare la incapacità di agire in favore di Gerry, sia da parte della famiglia, che dello Stato (significativo è il colloquio fra il padre e le autorità, che egli incontra per chiedere l'internamento del figlio), il film rappresenta solo gli aspetti negativi della vicenda, ma senza darle forza, né capacità di commuovere.

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