Orig.: Israele/Francia (2001) - Sogg. e scenegg.: Dover Koshashvili - Fotogr.(Panoramica/a colori): Daniel Schneor - Mus.: Iosif Bardanashvili - Montagg.: Yael Perlov - Dur.: 102' - Produz.: Transfax Film Production, Morgane Production.
Interpreti e ruoli
Lior Louie Ashkenazi (Zaza), Moni Moshonov (Yasha), Ronit Elkabetz (Judith), Lili Koshashvili (Lili), Aya Steinoviz (Ilana), Rozina Cambus (Magouly), Simon Chen . (Simon)
Soggetto
Haifa, Israele. In una famiglia ebrea originaria della Georgia c'è preoccupazione: Zaza, il figlio 31enne, non vuole saperne di sposarsi e anche la la laurea in filosofia tarda ad arrivare. I genitori allora partono al contrattacco. Fanno incontrare il figlio con numerose candidate, ultima delle quali la 17enne Ilana, che vuole fare la modella. I due restano soli, dopo aver molto parlato si baciano ma tutto finisce lì. In realtà Zaza ha una relazione con Judith, una marocchina di 34 anni divorziata e con una bambina. Zaza va a casa di lei di nascosto, cercando di tenere il segreto. Ma quando non torna a casa la notte, i genitori lo aspettano,lo seguono, scoprono tutto. Visto che Zaza da solo non si convince ad interrompere quella storia, la famiglia fa irruzione in casa di Judith, il padre ha per lei parole pesanti e Zaza è minacciato di abbandono. Il giorno dopo il ragazzo cerca di recuperare chiedere scusa ma stavolta è Judith che sceglie e lo manda via. Ecco infine Zaza alla festa di matrimonio, sposato con una donna scelta per lui. Pronuncia un discorso sconnesso, poi abbraccia la mamma. Il padre balla al centro della sala.
Valutazione Pastorale
Se é vero che di Israele si parla su giornali e mass-media quasi esclusivamente in relazione alla lunga e dolorosa questione dei rapporti con la Palestina, ecco un film che si incarica invece di ricordarci che c'é una vita quotidiana ad andare avanti: al centro della quale c'é la famiglia come istituzione e nucleo principale del tessuto sociale e c'é il contrasto, anche questo forte, tra genitori e figli ossia tra passato e presente, tra tradizione e novità. Disegnato come una sorta di 'vitellone' apatico e indolente, Zaza si sente cadere addosso tutto il peso di convinzioni antiche e immutabili legate al ruolo dell'uomo, della donna, della procreazione di eredi. Sul filo di un'alternanza di toni dall'ironico al serio che configurano un quadro realistico e attendibile, il racconto diventa quindi la critica diretta e incisiva ad una società chiusa, dove la rigidità della tradizione spesso trasforma i valori (affetti, sentimenti, progetti futuri) in pseudovalori privi di significato autentico. Se é vero che Zaza appare come un immaturo adagiato nella comoda incertezza della non-decisione, l'occhio del regista si allarga sulle più ampie ipocrisie di una ritualità difesa a tutti i costi, sulla difficoltà provocate dalla presenza di 'altri', di etnie diverse. Finale amaro, non pochi spunti di rilievo, ma molte perplessità sul fatto che l'unica forma di ribellione del protagonista venga affidate alle prestazioni sessuali messe in atto con Judith. Qui l'esordiente autore si lascia andare ad una cronaca lunga, minuziosa e dettagliata della quale ci si chiede il motivo. Qualunque esso sia (provocare, dare maggior forza alla denuncia...), il sospetto di una facile concessione commerciale non può essere allontanato. Considerati i motivi di interesse comunque presenti, il film é da valutare come discutibile, scabroso ma anche adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: per quanto detto sopra, si ritiene più opportuno utilizzare il film non nella programmazione ordinaria ma in situazioni mirate, con supporti di commento, e come contributo ad una riflessione sul tema 'famiglia' nel contesto dell'odierno Israele. Non avendo il film divieti, molta attenzione è da tenere per i minori in occasione di passaggi televisivi.