Orig.: Italia (2009) - Sogg. e scenegg.: Ivan Cotroneo, Ferzan Ozpetek - Fotogr.(Scope/a colori): Maurizio Calvesi - Mus.: Andrea Guerra - Montagg.: Patrizio Marone - Dur.: 116' - Produz.: Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Riccardo Scamarcio (Tommaso), Nicole Grimaudo (Alba), Alessandro Preziosi (Antonio), Lunetta Savino (Stefania), Ennio Fantastichini (Vincenzo), Elena Sofia Ricci (zia Luciana), Ilaria Occhini (nonna), Bianca Nappi (Elena), Massimiliano Gallo (Salvatore), Paola Minaccioni (Teresa), Emanuela Gabrieli (Giovanna), Carolina Crescentini (la nonna da giovane), Daniele Pecci (Andrea), Gea Martire (Patrizia)
Soggetto
Da Roma Tommaso torna a Lecce, dove la famiglia gestisce da tempo un avviato pastificio. Tommaso dovrebbe dire ai genitori che nella capitale non ha studiato economia ma lettere, che vuole fare lo scrittore e, soprattutto, che é omosessuale. Un giorno, a tavola, il fratello Antonio spiazza tutti e rivela di essere gay. Il padre Vincenzo lo caccia di casa e lo esclude dalla gestione dell'azienda. Così Tommaso è costretto ad interessarsene e a tenersi il proprio segreto dentro. Deve passare un po' di tempo prima che, grazie anche alla visita inattesa di alcuni suoi amici e alla morte della saggia nonna, anche Antonio torni in famiglia e si possano creare le condizioni per una migliore convivenza.
Valutazione Pastorale
Un nucleo familiare ampio e armonico, un'azienda di famiglia ben condotta, una solidità borghese che sembra non scalfibile. "Dopo tanti film -dice Ozpetek- in cui ho raccontato le famiglie degli affetti, ho voluto, complice forse l'età, concentrarmi sulla famiglia di sangue, quella 'classica', anche perché, dopo la scomparsa di mio padre, ho cominciato a riconsiderare il rapporto genitori-figli con un nuovo sguardo.(...)". Questo rapporto si incrina, quando arriva, devastante, la dichiarazione di omosessualità da parte non del figlio che sapevamo ma dell'altro. Una situazione paradossale costruita per creare sconcerto e raddoppiare la possibilità di equivoci e fraintendimenti. Nella rete della commedia di costume, la regia si muove bene per la prima parte, poi perde il controllo, si adagia sul già detto, ruota intorno a se stessa (con l'arrivo dei quattro amici), non evita qualche narcisismo di troppo. Ozpetek prova a rifare Germi, ma l'accento posto sull'ipocrisia di provincia é spuntato e poco velenoso. A lungo andare (fermo restando che l'appello ad una maggiore comprensione reciproca è da condividere) il copione indulge ad un po' di bozzettismo, e la sostanza dei problemi resta sacrificata. Per questo il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come complesso e segnato da superficialità.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria. Qualche attenzione é da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi e di uso di VHS e DVD.