Orig.: Italia/Francia/Spagna (1999) - Sogg.: Paolo Boccio, Rachid Benhadj - Scenegg.: Rachid Benhadj - Fotogr.(nei titoli é scritto 'cinematografia'),(Scope/a colori): Vittorio Storaro - Mus.: Safy Boutella - Montagg.: Anna Napoli - Dur.: 112' - Produz.: Filmart (Italia), D.D. Productions (Francia), Enrique Cerezo P.C. Production (Spagna).
Interpreti e ruoli
Vanessa Redgrave (Kalsan), Barbora Bobulova (Elena), Sergio Rubini (Helmut), Gerard Depardieu (Strix), Karim Benhadj (Mirka), Selene Maltauro (Lilli), Tiziano Cierrocchi (Peter), Franco Nero (il sindaco)
Soggetto
Un villaggio montano dove si vive semplicemente ma dove la violenza è sempre in agguato a ricordo di una sanguinosa guerra etnica che anni prima aveva sconvolto la zona: qui un giorno il piccolo Mirka si rifugia in un granaio. Lo scova la vecchia Kalsan che vive nel casale insieme alla nipote Elena. L'arrivo del bambino sconvolge la vita delle due, proprio mentre Elena sta per sposarsi con Helmut. Kalsan decide di spacciarlo per il nuovo pastorello, ma Mirko sembra inviso a tutti, tranne che a Lilli, una bambina che vive vicino, e a Strix, un isolato che cattura gli uccelli imitandone il canto. Durante un'eclisse di sole, il passato riappare interamente. Quando Elena capisce che Mirka è suo figlio, i compaesani lo hanno già identificato come il diverso, quello che porta con sé il pericolo. Dapprima c'è solo ostilità, poi si passa all'azione contro il bambino, da allontanare perché 'bastardo'. Mirka ad un certo punto sparisce. Elena chiede aiuto a Strix per ritrovarlo. Viene ripreso infine, e Elena gli dice: 'Sono io la tua mamma, ho bisogno di te'.
Valutazione Pastorale
Rachid Benhadj è nato ad Algeri, ha vissuto a lungo a Parigi, ed è oggi cittadino italiano, vivendo a Roma con la moglie e il figlio Karim a sua volta di nazionalità italiana. Sono riferimenti utili per capire come quasi inevitabilmente il suo cinema si sia indirizzato verso un tema centrale, che è quello dell'incontro/scontro tra culture, ossia delle occasioni in cui modi diversi di vivere e di pensare vengono a contatto e producono reazioni spesso tragiche. Su questo, si innestano poi spunti per riflettere sulla conflittualità umana, sull'alternanza tra istinto e ragione, tra dovere e volere, tra amore e amore materno. Dice il regista che: "...il film vuole trasmettere un messaggio di speranza. In fondo la storia dell'uomo non é che la storia dell'incontro con il 'diverso': solo superando queste barriere l'uomo può imparare a conoscersi davvero e a vivere tra i suoi simili". Concetti degni, propositi nobilissimi, sui quali non si può che essere d'accordo. Inutile quindi sottolineare eventuali difetti del racconto, qualche momento di retorica, qualche eccesso gridato, qualche conclusione tirata via, una recitazione non sempre curata. Conviene tenersi alla sostanza della storia e cercare di far emergere le buone intenzioni dell'autore. In questa prospettiva, dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come positivo, accettabile quindi, problematico, e da affidare a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si presta per proiezioni mirate, appunto come avvio ad una riflessione sui temi dell'incontro tra culture, della conoscenza, dell'integrazione, della società multietnica.