Orig.: Russia/Germania (1999) - Sogg. e scenegg.: Yuri Arabov, Marina Koreneva - Fotogr.(panoramica/a colori): Alexei Fedorov - Mus.: non accreditata - Montagg.: Leda Semjonowa - Dur.: 102' - Produz.: Zero Film Berlino (Germania), LenFilm S.Pietroburgo (Russia).
Interpreti e ruoli
Leonid Mosgovoi (Adolf Hitler), Elena Rufanova . (Eva Braun)
Soggetto
Alpi bavaresi, primavera 1942. In un castello isolato in cima ad una collina avvolta nelle nebbie Eva Braun accoglie ospiti importanti: il 'suo' Adolf Hitler, il consigliere Martin Bormann con il segretario, Joseph Goebbels con la moglie Magda. Poco dopo l'arrivo, Hitler si mette a letto: é convinto di avere il cancro, ma Eva con decisione gli fa capire che non é vero. Quando sono a tavola per il pranzo, Hitler dice che si dovrà dichiarare guerra all'Italia, poi si addormenta. Più tardi arriva un sacerdote e a lui il Fuhrer comunica il proprio pensiero: quelli che adorano un uomo morto in croce non vogliono morire. In un salone attiguo Hitler va subito dopo a vedere un filmato a 16 mm. sulle operazioni di guerra contro l'URSS e le riprese di un concerto sinfonico. Arriva così l'ora di cena, e tutti si siedono di nuovo a tavola. Si parla di donne e di altro. Ad un certo punto, Magda saluta e va a dormire. Lo stesso fa Hitler poco dopo. In stanza c'é anche Eva, che gli dice: "E' per timore della banalità che sei diventato così duro". E poi gli confessa i propri tradimrnti. La mattina dopo Hitler e il suo seguito ripartono.
Valutazione Pastorale
Ventiquattr'ore nella vita di Adolf Hitler e di Eva Braun, la donna innamorata e disperata, l'unica in grado di ribattere alla frasi del Fuhrer, di replicare e farsi ascoltare. Unità di luogo, di tempo e d'azione: il russo Sokourov, già allievo di Tarkowski, mette il proprio stile lento, profondo, cadenzato al servizio di una rappresentazione drammatica con venature grottesche. Nelle ampie stanze del castello va in scena un balletto folle con protagonisti divisi tra frustrazioni e nevrosi, tra grandi progetti e una impossibile voglia di quotidianità. Al centro Hitler (la sua lucida follia, le paure, l'angoscia) e Eva Braun (condannata da un amore fuori dalla ragione). Chiuso in un ambiente claustrofobico, il racconto non informa su date o numeri, non dice perché si é arrivati a quel punto, non parla del passato: non é dunque un film storico sul nazismo, ma un ritratto dall'interno della perdita di senso dell'individuo preda del potere e della sete di dominio. Metafora dei 'mostri' che la Storia ripropone ciclicamente, il film conferma le alte qualità espressive e la sensibilità di Sokourov nello scavare i lati nascosti della persona, dello scontro tra anima e ragione. Dal punto di vista pastorale, si tratta di una meditazione asciutta e rigorosa da valutare come positiva, accettabile quindi,problematica e utile per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, sia pure tenendo presente il suo andamento lento e cadenzato. Più opportuno é l'utilizzo in occasioni mirate, come avvio di riflessione sui temi del potere, della follia, degli aspetti nascosti della Storia.