Orig.: Italia (2017) - Sogg. e scenegg.: Gianni Romoli, Valia Santella, Ferzan Ozpetek - Fotogr.(Scope/a col.): Gian Filippo Corticelli - Mus.: Pasquale Catalano (Il brano "Vasame" di Enzo Gragnanello è cantato da Arisa) - Montagg.: Leonardo Alberto Moschetta - Dur.: 113' - Produz.: Tilde Corsi, Gianni Romoli per Warner Bros Entertainment Italia, R&C Produzioni, Faros Film.
Interpreti e ruoli
Giovanna Mezzogiorno (Adriana), Alessandro Borghi (Andrea), Anna Bonaiuto (Adele), Peppe Barra (Pasquale), Biagio Forestieri . (Antonio), Luisa Ranieri (Catena), Maria Pia Calzone (Rosaria), Carmine Recano (Domenico), Lina Sastri (Ludovica), Isabella Ferrari (Valeria), Angela Pagano (custode), Maria Luisa Santella ; Loredana Cannata (Donna Assunta), Antonio Grosso (Liliana), Antonio Braucci (Michele), Gigi De Luca (Salvatore), Daniele Foresi (Reginella), Rosaria De Cicco (Tommaso), Valerio Foglia Manzillo (Cartomante)
Soggetto
A Napoli, ad una festa Adriana e Andrea si guardano a lungo, si lasciano andare ad una reciproca attrazione, che li porta a passare la notte insieme. Il giorno dopo si danno appuntamento ad un Museo cittadino. Ma lui non si presenta...
Valutazione Pastorale
Nel pressbook informativo, Ferzan Ozpetek dice: "Questo film sfiora molti elementi del melodramma, del noir. E' un mistery che sfocia nel thriller dei sentimenti pieno com'è di avvenimenti, sorprese, colpi di scena. Ma non credo possa mai somigliare a un vero e proprio film di genere. Sicuramente un film sulla passione d'amore e dei sentimenti stravolti da vicende inaspettate, sconcertanti e misteriose". Con queste precisazioni il regista ci dice dove il film parte e in quali ambiti si muove. La domanda a questo punto è: dove arriva? La sensazione è che, giunto al dodicesimo titolo, Ozpetek abbia messo a fuoco alcuni temi per lui non più rinunciabili, e che intorno a questi faccia ruotare alcune varianti forti ma non decisive. Dopo i due film iniziali, a partire da "Le fate ignoranti" (2001), la poetica dell'autore è una continua sfida al rapporto tra verità e finzione, ipocrisia e spudoratezza, bellezza e provocazione. Secondo un amalgama che coniuga lo stridore della perfezione e la tristezza dell'armonia estrema. La linea onnicomprensiva non può che essere quella del melodramma, il punto in cui uomo e donna giocano la partita finale dello scontro tra vita e morte. Permane forte anche qui un certo sapore di sconfitta, di abbandono, di rinuncia, tuttavia riscattato dalla voglia di non arrendersi, di essere vitale e vivo. Seppure l'andamento in generale non convince, resta che Ozpetek manovra con vigore la m.d.p. e lascia qualche graffio di bel cinema: in mezzo a non pochi momenti probabilmente eccessivi e sopra le righe. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria con attenzione per un pubblico preparato a qualche sequenza più esplicita e diretta. E a partecipare ai drammi psicologici dei tanti personaggi che affollano la 'Napoli velata'.