Sogg. e Scenegg.: Armenia Balducci, Giuseppe Ferrara - Fotogr.: (panoramica/a colori) Stefano Moser - Mus.: Andrea Guerra - Montagg.: Adriano Tagliavia - Dur.: 106' - Co-Produz.: Trio Cinema e Televisione, Surf Film, Roma; Asbrell Productions, Madrid
Interpreti e ruoli
Juan José Pinero (Jesus Molina), Adriana Sforza, Aldo Sambrell, Joel Maldonaro, Cristobal Gornes, Alfredo Xavier, Luis Castillo, Andy Garcia
Soggetto
Jesus, Diego e Miguel sono tre ragazzi colombiani, le cui esistenze finiscono per incrociarsi sotto il segno del narcotraffico, piaga endemica, ed insieme fonte massima di redditi e attività criminose nel paese. Jesus ruba auto di lusso che rivende a tale Cruzero, legato ai narcos. Diego è assoldato nell'esercito privato di un boss della droga, e partecipa a rastrellamenti e vendette contro chi si oppone e per aver risparmiato un ragazzino finisce in un campo-fabbrica all'interno. Miguel, oltre a spacciare droga, uccide a pagamento. Jesus e Miguel fanno amicizia, e tra quest'ultimo e la sorella di Jesus, Mercedes, nasce una simpatia. In seguito ad una retata della Polizia i due ragazzi, riusciti a fuggire, finiscono al campo di Casualito, dove affiancano Diego nell'esercito del boss. Un soldato sorpreso a farsi passare droga da un lavorante viene immediatamente giustiziato assieme al complice. Il campo viene "ceduto" alle forze dell'ordine, ed i ragazzi tornano in città. Qui vengono inseriti in una scuola di delitto, dove imparano a sparare dalla motocicletta a sagome di cartone: in seguito i "pupazzi" sono ignari passanti che si trovano nel posto dove le vittime designate verranno a transitare. L'uccisione di innocenti turba Jesus, ma un compagno lo rassicura dicendogli che è solo questione d'abitudine. I killer adolescenti hanno denaro, belle ragazze, e si sentono padroni della vita e della morte. Ma essendo anche testimoni scomodi, vengono, una volta usati, eliminati da altri ragazzi addestrati come loro, in un mortale giro di vite. Morto Miguel, attirato in un agguato e ucciso da un poliziotto, Jesus, Diego e un altro baby killer, Chico, fuggono dalla città. Ma alla fine decidono di costituirsi e confessano tutto al giudice Ramirez, un uomo integerrimo. Ma anche nell'hotel prigione i testimoni non sono sicuri e Diego e Chico una mattina spariscono. Jesus decide allora di fuggire, e si rifugia in un villaggio, abbandonando per sempre il narcotraffico.
Valutazione Pastorale
film metà documento metà parabola, Narcos coglie l'atroce realtà della droga e di ciò che attorno ad essa ruota nel luogo ove il fenomeno e più endemico ed emblematico. Il cartello di Medellin e tutte le sue connessioni a livello nazionale (Governo, esercito e polizia) ed estere (DEA e CIA statunitensi su tutto) vengono esposte senza false reticenze, e purtroppo molte che sembrano frasi ad effetto non sono purtroppo che lo specchio di una realtà. Certo il fatto più grave, al di là della tossicodipendenza, della miseria, della corruzione, dell'assoluta mancanza di rispetto per la persona umana, delle collusioni internazionali, è il tirocinio infernale cui vengono sottoposti ragazzi in piena formazione fisica e mentale, che vengono non solo marcati nell'anima ma indottrinati ad una perversa e proterva visione della realtà dai criminali che li usano come cavie di un laboratorio di morte. I momenti di rara umanità dei giovani protagonisti sono tutti come coagulati nel livido paesaggio, morale e materiale, di una società che appare senza speranza, illuminata dalle rare fiaccole, subito spente da mani criminali, di quei pochi giudici che si battono contro i narcos. Ma la cosa più importante che traspare dal film è che esso contiene una pesante accusa alle istituzioni preposte per arginare una piaga sempre più incancrenita, con la denuncia, che lo stesso boss pronuncia, nei riguardi di CIA e DEA, cui i "commando" illegali fan comodo nella lotta al comunismo in America Latina. Il film non pronuncia risposte definitive, limitandosi a denunciare l'atroce gravità della situazione. Ma in certi sguardi, in certi atteggiamenti dei ragazzi, e soprattutto nel loro costituirsi sembra di cogliere un seme, che ben coltivato, potrà forse aprire in quel tormentato paese e dove analoghe situazioni si stanno sviluppando, Italia non esclusa, un filo di speranza da tessere con pazienza e senza cedere ad un disfattismo che sarebbe una sconfitta senza combattere.