Orig.: Italia/Svizzera (2007) - Sogg. e scenegg.: Paolo Franchi, Daniela Ceselli con la collaborazione di Michele Pellegrini - Fotogr.(Panoramica/a colori): Cesare Accetta - Mus.: Martin Wheeler - Montagg.: Alessio Doglione - Dur.: 102' - Produz.: Beppe Caschetto e Anastasia Michelagnoli - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.
Interpreti e ruoli
Bruno Todeschini (Bruno), Elio Germano (Luca), Irene Jacob (Anne), Maria DeMedeiros (Cecile), Paolo Graziosi (Giorgio Neri), Mimosa Campironi (Elisa), Alexandra Stewart (madre di Bruno), Rinaldo Rocco (relatore alla mostra)
Soggetto
A Torino Bruno, quarantenne sposato è in forte crisi d'equilibrio dopo aver appreso dal medico di essere impossibilitato ad avere figli. La moglie Anne fatica a capire i suoi silenzi. Un terzo personaggio, Luca, si insinua casualmente tra i due e comincia a pedinare Bruno in modo sempre più ossessivo. Diventato la sua ombra implacabile, Luca confessa a Bruno di aver ucciso suo padre Giorgio: che è anche il banchiere strozzino cui Bruno deve una forte somma. Anche l'uomo ha avuto in passato un rapporto difficile con il padre, pittore raffinato e solitario. Venire fuori da questi nodi esistenziali é impresa quasi impossibile.
Valutazione Pastorale
Al secondo titolo, dopo il giustamente lodato "La spettatrice", Paolo Franchi dice che " E' molto arduo poter dire chi in questo film veramente riesca a salvarsi. Salvarsi da se stessi, dalla propria solitudine, dai ricordi, che spesso sono lancinanti ferite (...) Porre domande, non avere la presunzione di dare risposte. Avvicinarmi con pudore e sensibilità al dolore dei personaggi, che per me sono prima di tutto persone (...)". Si tratta di belle premesse che non trovano risconro nello svolgimento. Sembra che Franchi provi gusto a non spiegare alcunché,a dire che il copione vive solo di psicanalisi, che é un manifesto della depressione nella forma ribelle della contestazione all'autorità paterna come prototipo di ogni autorità. Difficile rintracciare pudore negli espliciti passaggi erotici che, sempre per Franchi, sono da vedere come sfida a qualunque repressione possibile. L'inconscio, il doppio, la struttura narrativa circolare, l'assunzione di colpa, la negazione di ogni speranza: oppure tutto il contrario. Nella nebbia di Torino cala il sipario su una scrittura visiva che resta bella e solida ma con dentro grande confusione e disordine espressivo. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, e decisamente scabroso.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con molta attenzione per la presenza di minori (c'é il divieto ai 14 anni). Stessa cura é da tenere soprattutto per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.