NON SONO IO

Valutazione
Accettabile-riserve, realistico
Tematica
Mafia, Solidarietà-Amore
Genere
Drammatico
Regia
Gabriele Iacovone
Durata
90'
Anno di uscita
2003
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
/////
Distribuzione
Carisma Cinematografica
Soggetto e Sceneggiatura
Gabriele Iacovone Gabriele Iacovone da un'idea di Franco De Pena, Alexandra Emelianova, Gabriele Iacovone
Musiche
Valerio Gallo Curcio
Montaggio
Raimondo Crociani

Orig.: Italia (2002) - Sogg.: Gabriele Iacovone da un'idea di Franco De Pena, Alexandra Emelianova, Gabriele Iacovone - Scenegg.: Gabriele Iacovone - Fotogr.(Panoramica/a colori): Sandro Grossi - Mus.: Valerio Gallo Curcio - Montagg.: Raimondo Crociani - Dur.: 90' - Produz.: Carlo Broglio, Raimondo Crociani per Carisma Cinematografica.

Interpreti e ruoli

Antonio Berardinelli (Matteo), Andrea Cambi (Mario), Ubaldo Lo Presti (Giuseppe), Agnieszka Duleba-Kasza (Ewa), Mariusz Jakus (boss), Elisabetta Pellini . (Marina)

Soggetto

In fuga dalla natia Sicilia, il giovane Matteo arriva a Lodz, in Polonia. Qui, dicendo di chiamarsi Giuseppe, trova rifugio presso un certo Mario, che gli trova una stanza per dormire e poi lo prende a lavorare nella cucina del ristorante italiano "La dolce vita" di cui è proprietario. Anche Mario ha lasciato tempo prima la Sicilia ma a Lodz le cose non sono poi molto cambiate, perché ogni settimana arriva un boss della malavita locale cui versa un regolare pizzo. Il boss prende in giro Matteo e insidia la cameriera Ewa. Di notte Matteo ha degli incubi sul suo passato che sembra non volerlo lasciare e che si concretizza quando in città arriva il vero Giuseppe, un mafioso deciso a fargli pagare un omicidio commesso in Sicilia. A questa rivelazione Mario e Ewa voltano le spalle a Matteo, che però si proclama innocente. Quando però Giuseppe minaccia sia la mamma di Ewa sia la moglie di Mario, la situazione si ristabilisce. Giuseppe ritrova Matteo che si era nascosto e sta per ucciderlo quando alle spalle arriva il boss polacco e gli spara. Giuseppe però era l'unico a conoscenza dell'innocenza di Matteo. Il ragazzo allora capisce di dovere pagare per poter ricominciare. Va alla rappresentanza italiana e si costituisce ai carabinieri.

Valutazione Pastorale

Gabriele Iacovone (Narni, 1962) si è trasferito a 32 anni in Polonia dove ha studiato regia cinematografica presso la Scuola Nazionale di Cinema, Televisione e Teatro di Lodz. Assistente alla regia di Jerzy Stuhr per "Sette giorni nella vita di un uomo", debutta con questa vicenda ambientata nella città che ha imparato a conoscere a fondo. La storia, tutto sommato, è abbastanza lineare. Un giovane cerca di fuggire dal proprio passato, ma il male commesso non si elimina scappando, anzi si ripresenta più insidioso. L'unico modo per dare un taglio netto è aprirsi agli altri, scaricare il peso dei segreti, tornare al livello zero per poter ricominciare. E magari provare a far sì che l'idea di Sicilia non sia legata sempre e solo alla mafia. Un percorso di recupero e di crescita non sempre evidente e che un po' bruscamente prende corpo nel rapido finale. Una certa approssimazione nel disegno dei personaggi (il "toscano/siciliano" Mario/Andrea Cambi), una visione forse parziale della Polonia di oggi (solo il boss?) frenano con qualche smagliatura la compattezza drammatica del racconto. La sostanziale positività dello svolgimento induce a valutarlo, dal punto di vista pastorale, accettabile con riserve, e nell'insieme realistico.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria per un pubblico adulto, e proposto come esordio italiano comunque incoraggiante. Attenzione per i minori in caso di passaggi televisivi.

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