Orig.: Repubblica di Corea (2002) - Sogg. e scenegg.: Lee Chang Dong - Fotogr.(Panoramica/a colori): Choi Young Taek - Mus.: Lee Jae Jin - Montagg.: Kim Hyun - Dur.: 132' - Produz.: Myung Kaynam.
Interpreti e ruoli
Sol Kyung-gu (Hong Jong-Du), Moon So-ri (Han Gong-Ju), Ahn Nae-sang (Hong Jong-ll), Ryoo Seung-wan (Hong Jong-Sae), Kim Jin-jin . (signora Hong)
Soggetto
Il giovane Jong-du, da poco uscito dalla prigione, comincia a lavorare come meccanico nella piccola officina aperta dal fratello. Leggermente ritardato e asociale, Jong-du é mal sopportato dalla famiglia che non esita a sfruttarne l'handicap: a Jong-du è stata addossata la colpa di un incidente automobilistico con la morte di una persona e omissione di soccorso in realtà commesso dal fratello maggiore. Scontata una pena che non lo riguardava, Jong-du sente il bisogno di andare in visita nella casa della persona morta nell'incidente. Vi trova la figlia Gong-ju, una ragazza costretta sulla sedia a rotelle da una grave paralisi cerebrale. Nei giorni successivi Jong-du manda frutta e fiori in dono alla ragazza e infine va da lei quando è sola e, mentre cerca di calmarla da un attacco di anzia, perde il controllo, la violenta fino a quando Gong-ju sviene. Lei però in seguito capisce le sue buone intenzioni, i due si vedono di nuovo, diventano amici, nasce un sentimento reciproco. Per la prima volta felice, Jong-du pensa di fare una bella cosa, portando Gong-ju alla cena di compleanno della madre. La famiglia invece la rifiuta, i due restano soli e lei lo invita a dormire a casa sua. Nella notte il fratello di lei, arrivando inaspettato, li sorprende insieme. Scandalo generale. Jong-du viene arrestato e condannato per violenza carnale ai danni di una ragazza disabile indifesa. Prima però taglia i rami degli alberi di fronte alla finestra di lei perché le ombre non le facciano più paura.
Valutazione Pastorale
Presentato in concorso alla edizione 2002 della Mostra del Cinema di Venezia, il film avrebbe meritato anche il Leone d'oro(andato invece al fasullo "The Magdalene sisters") per l'importanza degli argomenti scelti, la forza con cui li racconta, la poetica drammaticità che esce dalle immagini. Si parla, in sintesi, di handicap e di amore: binomio rischioso, difficile, in bilico sul crinale della retorica, della facile commozione, del buonismo. Il regista Lee Chang-dong riesce ad evitare tutte queste trappole per restare aderente ad un racconto ben piantato nel realismo della vita quotidiana e insieme proteso a farsi veicolo di denuncia di ipocrisie e perbenismi, e a reclamare il diritto all'amore e alla felicità anche per chi è meno fortunato di noi. Storia dolente e ribelle, alla quale la giuria del SIGNIS ha ritenuto, sempre nell'ambito di Venezia '59, di assegnare il Gran Premio con la motivazione: "...l'autore fa emergere tutta l'umanità dei due protagonisti in contrapposizione all'egoismo e all'aridità spirituale e morale delle rispettive famiglie...il regista indica una via d'uscita positiva da questo stato di cose, affermando un valore di speranza e un implicito invito alla tolleranza nei confronti dell'altro". Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come accettabile, problematico e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film, pur di non facile fruizione, è da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre come avvio alla riflessione sul tema dei rapporti handicap/famiglia/società/sentimenti/sessualità.