Orig.: Italia (2000) - Sogg. e scenegg.: Corso Salani e Monica Rametta - Fotogr.(Normale/a colori): Fabio Zamarion - Mus.: Flipper - Montagg.: Luca Benedetti - Dur.: 90' - Produz.: Gianluca Arcopinto.
Interpreti e ruoli
Agnieszka Czekanska (Malvina), Corso Salani (Alberto), Fabio Sabbioni (Mario), Gianluca Arcopinto (Francesco), Monica Rametta . (Rosa)
Soggetto
Proveniente da Bucarest e in possesso di regolare soggiorno, Malvina vive ad Aviano, il paese del Friuli dove ha sede un'ìmportante base militare statunitense. Lavora come cameriera in un ristorante e durante le ore libere segue un corso per infermiera. Alle spalle ha un'esperienza che l'ha segnata:nel 1989 ha partecipato, armi in pugno, alla rivoluzione rumena che ha abbattuto il regime di Ceausescu. Sempre ad Aviano c'é Alberto, giovane professore del locale istituto alberghiero, arrivato da un'altra città. Una sera Alberto va a cena con alcuni colleghi nel ristorante dove lavora Malvina e rimane colpito dalla ragazza. Nei giorni successivi, la incontra di nuovo, al bowling la avvicina ma non riesce a rivolgerle la parola. Lei fa telefonate a Bucarest, e in altre occasioni ha incontri rapidi con uomini scelti a caso che pagano le sue prestazioni. Si incontra anche con una connazionale sposata con un italiano e le chiede consigli. Al locale arriva un uomo con cui lei é andata e le rivolge battute pesanti, alle quali non replica. Poi Malvina va a ritirare le analisi: é incinta. Un pomeriggio Alberto avverte l'impulso di andare a casa sua. Entra e vede una corda preparata per impiccarsi.
Valutazione Pastorale
Il copione si propone come la radiografia di uno spicchio delle nuove realtà italiane del Duemila. Aviano, località piccola e anonima, diventa il luogo dove culture tra loro opposte si incontrano e devono trovare forme di convivenza. Ma l'incontro spesso non si realizza e genera solitudine. Così ad Aviano cresce una sorta di geografia del disagio, dove tutti sono stranieri, sia Malvina che é di un'altra Nazione sia Alberto che é italiano. Storia di due sradicati, delusi e disadattati, il film é la cronaca minimalista di un'insicurezza sociale e mentale. La materia é quindi delicata, e il regista non sembra avere sempre il polso giusto per dipanarla: molta lentezza inutile, troppi silenzi incongrui, povertà di mezzi (che non é una colpa) acuita da carenza di idee per supportare la trama. Il minimalismo sfocia nel nichilismo, eccessive sono le emozioni trattenute e non dette. E poi il finale: suicidio? salvezza? Pessimismo o speranza? Dal punto di vista pastorale, considerando reali i presupposti della vicenda (Aviano, l'incontro tra culture...), é opportuno valutare il film come discutibile, per il taglio ambiguo che lo caratterizza.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film é da utilizzare in occasioni mirate, come punto di partenza per una riflessione su alcuni temi importanti dell'Italia contemporanea (la società multiculturale, l'accoglienza, le strutture...).