Sogg.: tratto dal romanzo di Pierre Magnani "La Maison Assassinée" - Scenegg.: George Cautner - Fotogr.: (panoramica/a colori) Yves Rodallec - Mus.: Philippe Sarde - Montagg.: Michelle David - Dur.: 106' - Produz.: Gaumont International
Interpreti e ruoli
Patrick Bruel (Seraphin Monge), Anne Brochet (Marie Dormeur), Agnes Blanchot (Charmelle), Ingrid Held, Vann Collette, Jean-Pierre Sentier, Roger Jenoly, Christian Barrier, Martine Sarcey
Soggetto
in una casa-locanda della campagna francese avviene, durante una tempestosa notte del novembre 1896, uno spaventoso massacro. La famiglia Monge è sterminata (si salva solo un neonato). Un artigiano girovago (Joseph Margolit), ospitato nella stalla per il temporale, scopre i cadaveri in un lago di sangue e fugge nel buio, terrorizzato. Tre operai slavi che lavorano alla ferrovia, benché proclamatisi innocenti, sono giustiziati per la strage. Nel 1920 torna in paese Seraphin Monge, un reduce della Prima Guerra dato per morto (il suo nome verrà cancellato dal monumento ai Caduti) e che è appunto il superstite di quella lontana tragedia. Liquidatogli dal notaio il suo avere per la vendita di un po' di terra, resta a Seraphin una casa che tutti vogliono ignorare e considerano maledetta. E lui, trovato lavoro, non vi abita, la odia e comincia a demolirla puntigliosamente, custode come essa appare di misteriosi orrendi segreti di cui nessuno ama parlare se non per vaghissime allusioni. Solo il matto del paese un uomo che a detta generale è dotato di strani poteri spinge il giovanotto a non risvegliare ciò che ormai è morto ed a fuggire altrove. Rose e Marie, due ragazze del posto, si invaghiscono di Seraphin, sebbene osteggiate in famiglia, poiché quel reduce taciturno sembra vivere sotto l'ala della morte. Intanto muore per il crollo di un muro della casa quel Margolit diventato ora un ricco imprenditore edile, non senza però aver detto al giovane alcuni dettagli interessanti (per esempio che l'arma di quei delitti era del tipo locale e che i tre slavi, intravisti nella notte fuori della locanda, parlavano francese). Seraphin ormai è convinto e deciso: l'assassino (o gli assassini), forse ancora in vita, li cercherà nei paraggi e li ucciderà per vendicarsi. Demolendo la casa, ha trovato uno scrigno zeppo di scudi e contenente tre dichiarazioni di debito nei confronti di suo padre, a firma di Dupin, Pujon e Dormeur rispettivamente: un signore ricchissimo, che vive altrove con il figlio Patrice, mutilato di guerra e Charmelle, sua figlia anch'essa, oltre che bella e smaniosa vedovella; e due bottegai (di cui Dormeur è il padre di Marie). Seraphin comincia con Dupin, diventa buon amico di Patrice e si incontra di notte con la sorella di costui. Una notte Dupin padre affoga accidentalmente, trascinato dai suoi due doberman nella piscina della villa e il giovanotto viene sospettato di un delitto e poi rilasciato. Ma anche Pujol, seconda vittima designata, muore per caso (sotto la macina del mulino), davanti agli occhi di Seraphin che già aveva puntato il fucile su di lui, mentre la sera successiva i cani sbranano la bionda Charmelle al suo rientro a casa (e l'ombra di un uomo è stata vista nel parco). Ora Dormeur ha paura, anche perchè sua figlia ha avuto uno strano svenimento e giace semiincosciente nel proprio letto. La vecchia Dormeur alla fine ritiene insopportabile il silenzio generale e l'omertà, dicendo che a suo parere nella casa maledetta ci fu un solo assassino e francese per giunta. La verità alla fine viene alla luce. Il matto del paese, ferito da una fucilata di Dormeur, afferma che nella locanda dei Monge fu lui ad uccidere Felicien il quale aveva trucidato tutti, meno il neonato, perchè geloso della moglie, di cui il matto stesso era l'amante. Dunque Seraphin è il figlio di questi e della donna (tutto il paese sapeva della tresca con la Monge). Quanto agli ultimi avvenimenti, è sempre il matto che ha ucciso Dupin e Pujol; bruciate le carte, Seraphin lascia le rovine della casa, ma Marie Dormeur è innamorata e fugge con lui, per farsi una vita altrove.
Valutazione Pastorale
il cinema francese che quanto ad avanguardismo nel corso della sua storia ha insegnato molte cose e lasciato esempi da manuale cede ancora curiosamente e volentieri alle lusinghe ed al fascino del romanzesco, spinto fino al feuilleton. Così avviene per questo "Ombre sui muri" (nell'originale "La maison assassinèe", titolo per la verità incongruo e bizzarro alquanto), dove c'è più letteratura che cinema autentico, trattandosi in sostanza di un giallo in cornici paesane, con cadaveri, sospetti e omertà. Malgrado tante complicazionì e tanti eventi, si è pure gratificati dal fattore sorpresa, il che non è poco. E, anche se il clima è fosco, la sceneggiatura sostiene validamente l'omertà della gente, ottusa, gretta e dura contro cui lotterà lo sfortunato, ma cocciuto reduce di guerra, su cui sembrano aleggiare in permanenza ombre funeste. I personaggi sono parecchi, ma tutti bene in ruolo, con prestazioni più che soddisfacenti. Scene e situazioni motivano la valutazione.