PICCOLA PESTE

Valutazione
Accettabile-riserve, Grossolanità
Tematica
Genere
Farsesco
Regia
Dennis Dugan
Durata
82'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
PROBLEM CHILD
Distribuzione
U.I.P.
Soggetto e Sceneggiatura
Scott Alexander, Larry Karaszewski
Musiche
Miles Goodman
Montaggio
Daniel Hanley, Michael Hill

Sogg. e Scenegg.: Scott Alexander, Larry Karaszewski - Fotogr.: (scope/a colori) Peter Lyons Collister - Mus.: Miles Goodman - Montagg.: Daniel Hanley, Michael Hill - Dur.: 82' - Produz.: Robert Simonds

Interpreti e ruoli

John Ritter (Ben Healy), Michael Richards (Martin Beck), Gilbert Gottfried (Igor Peabody), Jack Warden (Big Ben Healy), Amy Yasbeck (Florence Healy), Michael Oliver (Junior), Peter Jurasik, Charlotte Akin

Soggetto

Junior, orfano settenne, vive in un asilo retto da suore ed è la disperazione non solo di esse ma, l'una dopo l'altra, di una trentina di giovani coppie che, presolo in adozione, hanno dovuto riportarlo dallo psicologo, Igor Peabody, che se ne occupa. Successivamente il monello viene adottato da Ben e Florence Healy che di figli non potranno mai averne: lui conta di allenarlo nella squadretta di baseball che gli sta a cuore o portarlo seco in campeggio; lei per sfoggiarlo alle festicciole infantili delle signore del vicinato, alle quali ora non viene invitata. Big Ben, padre di Ben, commerciante e candidato per la carica di sindaco, preavverte la coppia che saranno guai. Difatti, Junior ne combina molti: incendia subito la sua cameretta nuova nuova; dichiara guerra al gatto; insegna parolacce al pappagallo; manda a monte una partitella sportiva e la festa di una bambina; indirettamente obbliga all'ospedale il nonno che ha ruzzolato le scale; mette in moto l'automobile con Ben aggrappato al tetto e fa danni piombando in corsa nel supermercato del nonno in questione. Però con il padre adottivo, più paziente di Flo (che già sarebbe proclive a riconsegnarlo alle suore) il rapporto non è affatto cattivo, poiché Junior è un isolato tra i coetanei e quel nuovo papà in fondo gli va a genio. Un giorno si presenta a casa un delinquente evaso. Martin Beck. Il ragazzino, che l'aveva visto in televisione, gli ha scritto con tanto di indirizzo: quel campione di forza lo ha affascinato. L'evaso, sulle prime sbalordito e deluso nel trovarsi davanti solo un bambino, sequestra lui e la madre, fugge in auto e reclama da Ben centomila dollari per restituire i due. Ben non li ha e suo padre gli rifiuta la somma. Mentre Junior si sente tutto allegro per l'inattesa avventura e mentre Flo è chiusa in una grossa valigia nel bagagliaio, Ben insegue il fuggiasco. Dopo uno scontro tra lui e il delinquente nella baraonda di un circo (dove l'evaso è entrato portando Junior fin sul trapezio), avviene anche una sparatoria e il coraggioso genitore si salva, perché il proiettile sparato da Martin è stato fortunosamente deviato da una grossa prugna ridotta ormai allo stato di pietra che l'avo aveva donata a Ben bambino e questi consegnato all'orfanello come talismano. Per fortuna Junior l'aveva gelosamente conservata e Ben presa con sé prima della fuga. Ora finalmente Junior chiama Ben "papà" e può darsi che recuperata la valigia con dentro Flo, piombata sopra un camion in corsa l'epoca delle devastazioni sia finita.

Valutazione Pastorale

la piccola morale per la peste di questo film naturalmente è facile coniarla, tra un disastro e una catastrofe dell'intraprendente monello. L'adozione pone problemi non pochi: il punto non è tanto quello di portare il prescelto al campeggio o di mascherarlo per le festicciole delle amiche (saltando di un colpo solo l'epoca dei pannolini e dei pianti notturni), ma quello di circondarlo di amore, anche se in partenza psicologici, educatori ed altre coppie lo hanno definito cattivo. Come a dire che bambini cattivi non ne esistono, esistono soltanto metodi errati nell'approccio di piccoli esseri sfortunati e davanti a reazioni, espressione della loro sensazione di isolamento e di mancanza di quel calore affettuoso di cui gli stessi hanno bisogno e desiderio. Su questo tutti possono consentire, anche se è vero che la pazienza di coloro che adottano deve nell'amore proclamato trovare uno spazio larghissimo. Per arrivare, dunque, a questa conclusione, il film sciorina un campionario di monellerie. Il difetto sta nell'attribuire ai teneri mostri, pensieri da adulti lasciando purtroppo uscire dalle innocenti bocche, parolacce e battutacce. È una autentica, sgradevolissima manipolazione sia degli interpreti che dei giovani spettatori, i quali ridono fragorosamente accanto a madri imperterrite. Per cui anche un film che potrebbe venire considerato m sostanza accettabile per alcuni suoi riflessi positivi, deve pur essere condizionato da riserve, stante il linguaggio usato.

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