Orig.: Argentina (2002) - Sogg. e scenegg.: Pablo Solarz - Fotogr.(Panoramica/a colori): Hugo Colace - Mus.: Nicolas Sorin - Montagg.: Mohamed Rajid - Dur.: 94' - Produz.: Martin Bardi.
Interpreti e ruoli
Javier Lombardo (Roberto), Antonio Debennedicti (don Justo), Javiera Bravo (Maria), Laura Vagnoni (Estela), Mariela Diaz (amica di Maria), Julia Solomonoff (Julia), Anibal Maldonano (don Fermin), Carlos Monteros . (Losa)
Soggetto
Argentina, tre personaggi lungo le strade solitarie della Patagonia del sud. L'ottantenne don Justo, già proprietario di un grande magazzino ora gestito dal figlio, è fuggito alla ricerca del suo cane sparito da tempo e ora segnalato nel piccolo centro di San Juan. Stanco per il lungo viaggio in autostop, Justo viene accolto nel capannone dove lavorano alcuni operai. Qui si confida con uno di loro: la ricerca del cane è in realtà un pretesto per fare i conti con l'uccisione del proprietario del cane stesso. Juan vuole espiare per poter morire in pace.
In quei luoghi si muove anche Roberto, 40 anni, rappresentante di commercio. Roberto si è fatto preparare un dolce alla crema che vuole portare al compleanno del figlio di una donna, vedova di uno dei suoi clienti. Roberto punta su un effetto sorpresa: il suo vero obiettivo è fare colpo sulla donna e chiederle di sposarlo.
Sulle stesse strade si muove anche Maria Flores, che viaggia su un autobus insieme alla sua bambina. Maria ha vinto un computer a un gioco televisivo. Si mette in viaggio per andarlo a ritirare, entra nello studio televisivo, non capisce cosa succede. Non sa cosa fare con gli oggetti vinti, qualcuno gli offre di comprarli. Maria esita, anche se è povera e a casa non c'é mai da mangiare per tutti.
Valutazione Pastorale
Carlos Sorin ha tradito le attese. Impostosi all'attenzione a Venezia nel 1986 con l'opera prima "La pelicula del Rey", in seguito ha diretto un solo film nel 1989. Dalla recente, piccola ma significativa ripresa del cinema argentino riemerge anche il suo nome con questo terzo titolo che indica i limiti dell'autore ma è da guardare con occhio comunque attento. Film come questo infatti sono (e saranno in futuro) precisa testimonianza dall'interno del difficile periodo socio-economico passato dall'Argentina a cavallo tra fine secondo e inizio terzo millennio. La Patagonia è il Far west dell'America del sud, luogo degli spazi sconfinati e dei destini incrociati, terreno dove perdersi e dove cercare di ritrovarsi. Il titolo è azzeccato: piccole storie, ossia dolori, sofferenze, speranze di persone anonime eppure desiderose di vivere, di amare, di andare avanti. Regia povera, immagini dimesse, ansia di cambiamento. Dal punto di vista pastorale il film, per la capacità di rendere sinceri e autentici i disagi descritti, è da valutare come accettabile, e nell'insieme realistico.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e, più opportunamente, in situazioni mirate, come ritratto aderente di una Nazione da noi lontana, ma anche vicina.