Sogg.: Bernardo Bertolucci - Scenegg.: Rudy Wurlitzer, Mark Peploe - Fotogr.: (scope/a colori) Vittorio Storaro - Mus.: Ryuichi Sakamoto - Mont.: Pietro Scalia - Dur.: 139' - Prod.: Jeremy Thomas
Interpreti e ruoli
Keanu Reeves (principe Siddhartha), Ying Ruocheng (Lama Norbu), Chris Isaak (Dean Konrad), Alex Wiesendanger (Jesse Konrad), Bridget Fonda (Lisa Konrad), Jigme Kunsang (Champa), Tsultim Gyeles Geshe (Lama Dorie), Sofyal Rinpoche, Jo Champa, Raju Lal, Domo Tshomo Mantu Lal, Khyongla Rato Rinpoche
Soggetto
sospinti dalla fede nella reincarnazione nucleo centrale del Buddismotre monaci provenienti dal Bhutan, guidati dal Lama Norbu, pervengono a Seattle, una delle città più occidentali degli Stati Uniti, in cerca di un bambino biondo che, stando ad alcuni segni misteriosi, potrebbe essere a loro avviso la reincarnazione di uno dei loro più autorevoli Lama. I tre riescono a farsi ricevere dai familiari del piccolo Jesse, (il probabile reincarnato) l'ingegnere Dean Konrad e la consorte Lisa, insegnante. Accolti cortesemente, e conosciuto il bambino, i tre lo incantano con la fiaba tratta da un libro illustrato, narrante la vicenda affascinante del principe Siddhartha, che scopre solo da adulto l'esistenza della malattia, la miseria, il dolore e la morte e crede di poterne liberare l'umanità percorrendo la via della "illuminazione", un cammino di rinuncia e di ascetismo austero.
Nel corso della fantasiosa narrazione, il Lama Norbu riesce a coinvolgere l'ingegnere contro il parere di Lisa nel suo progetto di condurre il ragazzino nel Bhutan, per iniziarlo ai misteri del Buddismo. Ha così inizio per il piccolo Jesse una lunga avventura, che lo porta col padre nel Nepal e poi nel Bhutan, a sperimentare riti e costumanze dei Buddisti all'interno stesso dei loro monasteri e dei loro edifici sacri; gli fa conoscere altri due preconizzati "piccolo Buddha", un maschietto di colore e una femminuccia, e partecipare con loro a una specie di cerimoniale-apoteosi che dovrebbe condurli alla "illuminazione". Dopo di che Jesse s'imbarca di nuovo col padre alla volta di Seattle, e la famiglia si ricompone.
Valutazione Pastorale
è una splendida prova di virtuosismo tecnico, indubbiamente apprezzabile dal punto di vista formale, prova sorretta da scenografie imponenti, costumi e riti in linea con i cerimoniali fastosi e variopinti in uso fra i Buddisti, prova di una spettacolarità suggestiva, ma tutta esteriore. La stessa recitazione di Keanu Reeves, un principe Siddhartha "solare" è ieratica e non ispira devozione nè commozione, neppure quando prende coscienza del dolore e dell'abbandono degli ultimi seguaci, accanto ai quali transita senza far trasparire dal volto un minimo segno di pietà; senza parlare della sua sedicente concentrazione meditativa, in realtà più da imbambolato che da pensoso. Il tutto appare confezionato all'insegna di un mastodontico sfoggio folcloristico di grande bravura tra un'intera costellazione di miracoli e visioni, che il regista dichiaratamente ateo non esita a seminare sul sentiero del "divino fanciullo" senza Dio. Anche il "dio degli inferi" immaginato dal regista non è che una proiezione degli istinti deteriori di Siddhartha. In sostanza, al di là del dichiarato intento di "far risuonare il pensiero di Buddha nella realtà contemporanea", l'impressione che se ne può raccogliere è quella di un'abile mistificazione e di una grande ambiguità.