Interpreti e ruoli
Celeste Cescutti (Agata), Ondina Quadri (Lince), Marco Geromin (Il saggio Ignac), Giacomina Dereani (La brigantessa Lia), Anna Pia Bernardis (L'eremita del santuario), Denis Corbatto (Mattia, il marito di Agata), Ilaria Emiliani (La levatrice), Alessandro Barbacetto (Cocias, il capo dei briganti), Luca Sera (Il prete dell'isola)
Soggetto
Veneto, inizi XX secolo, in una piccola isola abitata da pescatori. Agata partorisce una bambina nata morta. Il dolore è immenso, ma quello che lo rende insopportabile è il sapere che la sua piccola non potrà essere battezzata e dovrà quindi vagare nel Limbo per l’eternità. Quando un uomo le parla di una chiesa sperduta nelle montagne del Nord dove risvegliano i bambini nati morti giusto il tempo di un respiro, quello che basta perché possano essere battezzati, Agata si mette in cammino…
Valutazione Pastorale
“Piccolo corpo”, opera prima di Laura Samani, classe 1989, che scrive anche la sceneggiatura con Marco Borromei ed Elisa Dondi, è una “favola cruda” che racconta il faticoso viaggio di una giovane, disperata e indomita madre, Agata, per liberare la sua piccola, nata morta, dall’oblio del Limbo al quale è destinata. Incapace di trovare consolazione nella banalità dell’“avrai altri figli”, la giovane si aggrappa a una leggenda secondo la quale, nelle montagne del Nord c’è un santuario dove è possibile riportare in vita i bambini nati morti il tempo necessario perché possano essere battezzati. Agata, portando legata sulle spalle la cassetta che contiene il corpo della bimba, parte senza conoscere il percorso, aggrappata solo a una speranza. Lungo il cammino incontra Lince, un ragazzo solitario e selvatico, che sembra conoscere bene i sentieri della montagna e che si offre di aiutarla a raggiungere la meta. A poco a poco diffidenza e sospetto reciproci lasceranno spazio a una profonda pietà ed empatia che porteranno Lince ad affrontare i suoi fantasmi e nodi irrisolti, accettando consapevolmente ciò che di sé si ostinava a negare.
Laura Samani ha sicuramente ben presente la lezione cinematografica di Ermanno Olmi (in particolare “L’albero degli zoccoli”, 1978): le inquadrature di forte impatto estetico ed emotivo, l’attenzione ai particolari (sempre rispettosi e soffusi di poesia anche quando indugiano sul corpo della giovane donna, segnato dalla recentissima maternità), l’ambientazione tra gente umile, l’uso del dialetto e della lingua friulana. La regista costruisce però un suo racconto solido ed originalissimo, poetico e commovente. Regala una storia e due personaggi struggenti. Agata (la bravissima Celeste Cescutti, al suo esordio) con la cassetta legata sulle spalle, un modo per portare ancora, se non dentro di sé, almeno su di sé, il corpicino della figlia e Lince (Ondina Quadri, essenziale eppure efficacissima), che fugge dalla famiglia e da se stessa, vagabonda e senza nome.
“Piccolo corpo” è certamente un’opera di diffusa spiritualità (anche se oscilla a tratti tra la fede e la superstizione), ma anche concreta e legata alla terra, all’acqua, a una quotidianità fatta di fatica e precarietà, di gente semplice e ruvida che non può permettersi la gratuità dell’accoglienza e della cura. Particolarmente efficace e suggestiva la scelta della colonna sonora, affidata ai suoni della natura: lo sciabordio delle onde, il gorgoglio dei ruscelli, lo stormire delle fronde e, fra tutti, il silenzio della neve che tutto ricopre. Dal punto di vista pastorale il film “Piccolo corpo” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Per la delicatezza e profondità dei temi affrontati, in presenza di minori, è bene prevedere l’accompagnamento di adulti o educatori.