Orig.: Italia (2016) - Sogg.e scenegg.: Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi, Davide Lantieri, Roan Johnson - Fotogr.(Scope/a colori): Davide Manca - Mus.: Lorenzo Tomio (canzone "Almeno tu" scritta e cantata da Francesca Michielin) - Montagg.: Paolo Ladolfi, Davide Vizzini - Dur.: 98' - Produz.: Carlo Degli Esposti, Nicola Barbieri, Nicola Serra per Palomar, Sky Cinema - 73^ MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA 2016, PREMIO SIGNIS, PREMIO CIVITAS VITAE, PREMIO FONDAZIONE MIMMO ROTELLA A ROAN JOHNSON E LUCKY RED, PREMIO FRANCESCO PASINETTI SNGCI SPECIALE AL CAST.
Interpreti e ruoli
Blu Yoshimi (Cate), Luigi Fedele (Ferro), Michela Cescon (Carla Pardini), Sergio Pierattini (Franco Pardini), Francesco Colella (Alfredo), Brando Pacitto (Patema), Francesca Turrini (Stella), Bruno Sgueglia (nonno Lino), Francesca Antonelli (Rita), Clara Alonso (Pilar), Massimo Reale (ginecologo)
Soggetto
Mentre aspettano il momento degli esami di maturità, Ferro e Cate affrontano un altro, imprevisto problema, la gravidanza di Cate. Le famiglie non li aiutano: quella di lui dominata dal nervosismo e dallo scetticismo (soprattutto il padre Franco),e quella di lei, con un padre, Alfredo, per niente affidabile e con una nuova compagna...
Valutazione Pastorale
Bisogna mettere al primo punto il motivo centrale, ossia la gravidanza. Perché alle incertezze terribili di fronte a questo 'evento', a dubbi, esitazioni, inviti al ripensamento cui sono sottoposti i due ragazzi, all'atteggiamento negativo del padre di lui (con la mamma più possibilista) la giovane coppia risponde con una costante volontà di non rinunciare e di andare avanti nonostante tutto. Tutto vuol dire precarietà di soldi, lavoro, casa, vuol dire non risolvere i problemi e anzi crearsene di nuovi non richiesti. Così, partendo da una situazione/specchio delle incertezze sociali di oggi, il copione si snoda nelle forme della commedia ironica, quella che parla di difetti e insieme li prende in giro, denuncia privazioni e ingiustizie e ne mostra il lato sarcastico. Dopo "Primi della lista" (2013) e "Fino a qui tutto bene" (2015)", Johnson prosegue nella sua composizione di un cinema diviso tra vecchia e nuova commedia, tra un impianto moderno nei modi di esporsi e di proporsi e suggestioni uscite dal recente passato. Se alla prima appartiene la capacità di evitare scelte banali e artificiose (fare a meno del bambino), alla seconda va ascritto il contorno dei vari comprimari che agitano la storia in una più o meno azzeccata scelta di colore e di realismo. Ne risulta un canovaccio di indubbia vivacità, anche se in qualche passaggio un po' troppo compiaciuto di se stesso e della voglia di essere scoperto e troppo 'bravo'. Il regista punta o occhi chiusi sulla propria 'bravura' e non sempre riesce a controllarsi. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Vincitore alla Mostra di Venezia 2016 del Premio Signis della giuria internazionale cattolica, il film si segnala per la capacità di affrontare in modo diretto un tema delicato e difficile, creando così molte occasioni di riflessione sull'argomento.