Orig.: Francia/Germania/Belgio (2011) - Sogg.: tratto dalla omonima graphic novel di Marjane Satrapi - Scenegg.: Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud - Fotogr.(Scope/a colori): Christophe Beaucarne - Mus.: Olivier Bernet - Montagg.: Stéphane Roche - Dur.: 91' - Produz.: Hengameh Panahi, Jasmin Torbati.
Interpreti e ruoli
Mathieu Amalric (Nasser Ali), Maria De Medeiros (Faranguisse), Golshifteh Farahani (Irane), Edouard Baer (Azrael), Eric Caravaca (Abdì), Chiara Mastroianni (Lili adulta), Enna Balland (Lili), Mathis Bour (Cyrus), Isabella Rossellini (Parvine), Didier Flamand (maestro di musica), Serge Avedikian (padre di Irane), Timothé Riquet . (Nasser Ali bambino)
Soggetto
Téhéran, 1958. Nasser Ali, famoso violinista, ha acquistato in un piccolo negozio quello che lui considera l'esemplare perfetto. Tempo dopo, durente l'ennesimo litigio, sua moglie Faranguisse distrugge per ripicca il prezioso strumento. Sentendosi ormai privo di ogni interesse, Nasser si mette a letto e decide di aspettare la morte. Nel corso di otto giorni, rievoca la propria esistenza, soprattutto ripensa a Irane, la ragazza a lungo amata, inseguita e perduta.
Valutazione Pastorale
Dopo "Persepolis" (2008), la Satrapi, insieme al fido Paronnaud, propone una conferma e una novità. La prima, resta dalle parti di Teheran; la seconda, pur ispirandosi ad una propria graphic novel, si affida al live action, attori in carne e ossa con qualche piccolo spazio di contorno per l'animazione. Nell'uno e nell'altro caso, la chiave prevalente è quella letteraria: la storia di Nasser Ali, del suo violino, del suo matrimonio di convenienza, dell'amore disperato per la giovane Irane ha i tratti del romanzo ottocentesco, e soprattutto i colori e le atmosfere della vicenda vecchio stile, tutta interni eleganti, musica delicata, sapori decadenti. La Satrapi riempie fin troppo l'inquadratura, non si fa scrupolo di accumulare sentimenti, giocare con gli oggetti, costruire improbabili dinamiche caratteriali. Creato nel vissuto dei personaggi, il realismo resta però chiuso nei vicoli angusti di Teheran, e la fiaba prevale facilmente. Il racconto fluisce barocco, abbondante, in preda ad una fantasia disarticolata ma non priva di fascino. Un cinema dell'invenzione allo stato puro per un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e in prevalenza poetico.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come esempio di un cinema dallo sguardo strabico e grottesco, e insieme animato da un morbido lirismo. Meno adatto naturalmente per minori e piccoli, anche in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.