Sogg.: dal romanzo di Fannie Flagg - Scenegg.: Fannie Flagg, Carol Sobieski - Fotogr.: (normale/a colori) Geoffrey Simpson - Mus.: Thomas Newman - Montagg.: Debra C. Neil - Dur.: 128' - Produz.: Jordan Kerne, Jon Avnet
Interpreti e ruoli
Kathy Bates (Evelyn Couch), Jessica Tandy (Ninny Threadgoodf), Mary Stuart Masterson (Idgif), Mary Louise Parker (Ruth), Gailard Sartain (Ed), Stan Shaw (Big George), Cicely Tyson (Sipsey)
Soggetto
Evelyn Couch, una quarantenne grassoccia e complessata, rivela la propria nevrosi mangiando di nascosto dolciumi e partecipando pur senza convinzione a sedute di "terapia di gruppo", nella illusione di poter imprimere un ritmo più vivace al proprio matrimonio in crisi. Un giorno, visitando in una clinica la scostante zia del marito, incontra Ninny Threadgoode, una vecchia allegra, simpatica e piena di vitalità, che ha lasciato la sua casa per dedicarsi a una ricoverata anziana e sola. Poco per volta nasce fra le due un'amicizia sincera. L'ottimismo e l'intraprendenza di Ninny si rivelano per Evelyn più efficaci di ogni tentata terapia: è meno ansiosa nei riguardi del marito che la trascura; riesce a concedersi qualche golosità senza furtivi complessi; diventa più decisa e disinvolta, e soprattutto ascolta come fosse una fiaba a puntate il lungo racconto di Evelyn, che rammenta un vecchio caffè americano di periferia degli anni trenta, aperto senza discriminazioni ai bianchi come ai neri, a pochi metri dalla fermata di un treno, un caffè dove chi entrava era trattato familiarmente e poteva gustare in esclusiva una curiosa pietanza di pomodori verdi fritti e nel quale la vita della vivace e anticonformista Idgie e quella della sensibile Ruth, le due giovani donne che lo gestivano, scorreva in amicizia e serenità, nonostante i lutti e le ombre che passano su ogni vita, in particolare l'enigma di un lontano omicidio, su cui non si è mai fatta luce. Quando morta l'anziana solitaria oggetto delle cure di Ninny la vecchia lascia la clinica per tornare a casa, viene raggiunta da Evelyn, la quale scopre che la casa abbandonata e cadente altro non è che il caffè presso la fermata del treno del lungo racconto di Ninny, e Ninny è proprio l'ardita e ribelle Idgie, di cui può ascoltare ora l'ultima sconcertante vicenda, prima di ospitare in casa sua l'indomita vecchia che le ha cambiato la vita.
Valutazione Pastorale
nel film, costruito a incastro alternato fra i flash-back del "racconto" e l'attualità deprimente in cui vive Evelyn, il personaggio in apparenza marginale di Ninny-Idgie finisce con assumere ruolo di primo piano e quasi chiave di lettura dell'intera storia, in cui l'innegabilmente brava e versatile Kathy Bates diventa quasi pretesto per un thriller-metafora tra un femminismo ante rem e un'ironia alquanto sommaria sulle ingiustizie sociali, le eterne ottusità dei burocrati, le discriminazioni razziali, i soprusi esercitati sugli indifesi e il "racconto" finale a sorpresa di un humor decisamente nero, ma privo di astiosità della "candida" Ninny, così umana, così disponibile, così nostalgica del passato apparentemente idillico che va revocando. Il tutto mescolato a situazioni melodrammatiche, momenti suggestivi, saggezza allo stato nativo, commossa rievocazione di atmosfere d'epoca, luoghi, personaggi, accadimenti di un villaggio sperduto dell'Alabama in cui pare non succedere mai nulla e capita di tutto.