Orig.: Italia (1999) - Sogg.: Mimmo Calopresti, Heidrun Schleef, Francesco Bruni - Scenegg.: Mimmo Calopresti, Francesco Bruni - Fotogr.(Panoramica/a colori): Luca Bigazzi - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Massimo Fiocchi - Dur.: 90' - Produz.: Donatella Botti, Roberto Cicutto, Luigi Musini.
Interpreti e ruoli
Silvio Orlando (Luigi), Michele Raso (Rosario), Paolo Cirio (Matteo), Fabrizia Sacchi (Serena), Mimmo Calopresti (don Lorenzo), Andrea Occhipinti (Massimo), Enrica Rosso (Elisabetta), Marcello Mazzarella (Vincenzo), Eugenio Masciari (Cappabianca), Raffaella Lebboroni (Miriam), Palma Valentina Di Nunno . (Adele)
Soggetto
Tornato a Torino dopo una vacanza nella natia Calabria, Luigi, affermato dirigente d'azienda, non riesce a togliersi dalla mente Rosario, un ragazzo conosciuto al cimitero del paese : sepolta c'é la madre, vittima di una faida, mentre il padre é in carcere. Rosario, quindici anni, è silenzioso, composto, scontroso, solitario. Luigi, separato dalla moglie, ha un figlio coetaneo, Matteo, che, all'opposto, é svogliato, dispersivo, inconcludente e sfoga la sua insoddisfazione dipingendo e ascoltando musica. Luigi si rivolge a don Lorenzo, un sacerdote che in città manda avanti una comunità per giovani disagiati e, con il suo aiuto, fa arrivare Rosario a Torino. Qui il ragazzo, che ha un forte sentimento religioso, entra nella vita della comunità, lavora in biblioteca, serve la Messa. Luigi fa incontrare Rosario e Matteo. Tra i due c'é all'inizio una inevitabile distanza. Quando qualche confidenza comincia a farsi avanti, alcuni episodi relativi a piccoli furti scavano profonde incomprensioni. Luigi (che non riesce a gestire il rapporto d'affetto con l'amica Serena) fa di Rosario il bersaglio delle proprie difficoltà personali, lo accusa di abuso di fiducia, lo respinge. Quando arriva l'ultimo dell'anno, Rosario é in comunità con gli altri, Luigi é solo, Matteo va ad una festa ma quasi subito esce. Tornato a casa, avverte all'improvviso una vuoto che lo porta a tentare il suicidio. Telefona a Rosario che arriva in tempo, proprio poco prima dell'ingresso in casa anche di Luigi che soccorre il figlio e scaccia a male parole l'altro. Per Rosario é troppo. Chiama don Lorenzo per dirgli che sta per tornare in Calabria. Don Lorenzo cerca senza successo di fargli cambiare idea. Adesso Rosario legge un libro davanti al mare, mentre Luigi e don Lorenzo cercano di capire meglio il comportamento di ciascuno in questa vicenda.
Valutazione Pastorale
Il titolo é tratto da una poesia di Dino Campana che, in un passaggio, dice: "Fabbricare, fabbricare, fabbricare, preferisco il rumore del mare". "Quelli che racconto -precisa Calopresti- sono uomini e donne che provano a scegliere. Tento di raccontare il loro rapporto contraddittorio con l'esistenza, il loro non star bene con se stessi che stimola la necessità di una convivenza con il proprio disagio personale". E' sicuramente qui il punto centrale di un film bello e disperato, dolente e insieme vivo. E' qui la forza di un racconto che disegna una tavolozza di sentimenti ampia e sfrangiata, sulla quale prendono forma combinazioni opposte, pronte a scontrarsi, a generare attriti ma anche desiderose di costruire armonia. Confermando una inclinazione già espressa nei due precedenti titoli, Calopresti dà al racconto una musicalità fatta di semitoni e chiaroscuri, una sorta di diario che parte da eventi reali della vita sociale (la criminalità in Calabria; i compromessi dell'industria a Torino) e finisce per indagare 'dentro', nell'anima, nel cuore e nella mente di ciascuno. Giocato su una sottile introspezione dei sentimenti, il film ha il merito di raccontare un disagio esistenziale contemporaneo ma anche senza tempo: il rapporto genitori/figli, le difficoltà dell'adolescenza, la paura di invecchiare da un lato, di crescere dall'altro; il prezzo da pagare per il successo. Tutto é detto con un tono 'morale' forte e compatto, che esclude soluzioni preconfezionate ma non rinuncia a cercarle. La felicità può essere parte integrante del nostro vivere quotidiano. Oltre ad un limpido cromatismo (l'opacità di Torino e l'azzurro del mare di Calabria) e a validissime interpretazioni (Calopresti é don Lorenzo), resta nella memoria sopratutto il ragazzo esordiente che interpreta Rosario: un adolescente suscettibile, chiuso,ombroso ma con grande ricchezza interiore. Dal punto di vista pastorale, il film, segnalandosi per il modo attento con cui prende a cuore situazioni difficili, é da valutare molto positivamente, raccomandabile quindi, problematico nello svolgimento e da segnalare per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre largamente come prodotto italiano di elevato livello, concreto, denso di spunti, coinvolgente.