Orig.: Italia (2002) - Sogg.: Roberto Faenza - Scenegg.: Roberto Faenza in collaborazione con Gianni Arduini, Alessandro Defilippi, Giampiero Rigosi, Hugh Fleetwood, Elda Ferri - Fotogr.(Scope/a colori): Maurizio Calvesi - Mus.: Andrea Guerra - Montagg.: Massimo Fiocchi - Dur.: 96' - Produz.: Elda Ferri.
Interpreti e ruoli
Emilia Fox (Sabina Spielrein), Iain Glen (Jung), Craig Ferguson (Fraser), Caroline Ducey (Marie), Jane Alexander (moglie di Jung), Daria Galluccio (Renate), Michele Melega (Pawel), Joanna David . (madre di Sabina)
Soggetto
Nata nel 1885 a Rostov, sul Don, da famiglia israelita ricca e colta, Sabina Spielrein a 19 anni, in seguito ad una violenta crisi depressiva, viene ricoverata a Zurigo nell'ospedale Burgholzli. Il direttore, prof.Bleuler, la affida al dott. Jung, che utilizza con lei il metodo della psicoanalisi freudiana. Dopo alcuni anni di trattamento, una lettera anonima fa esplodere lo scandalo della relazione tra la paziente e il medico, sposato e imminente padre. Ormai guarita, Sabina si laurea in medicina, specializzandosi in psicoanalisi e pedagogia. Pubblica alcuni saggi e i suoi studi sono seguiti con attenzione e ripresi da Freud. Sposatasi nel 1912 con un medico russo, ha una figlia nel 1913Nel 1923 ritorna in Russia, apre alcuni asili per il recupero dell'infanzia difficile. Negli anni Trenta la repressione staliniana la colpisce, imponendo la chiusura violenta di questi centri. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Sabina è a Rostov quando arrivano le truppe naziste. Durante un rastrellamento, viene portata insieme ad altri ebrei nella sinagoga. I soldati fanno fuoco all'improvviso e uccidono tutti i prigionieri.
Valutazione Pastorale
Per completare il soggetto, bisogna aggiungere che la vicenda di Sabina Spielrein é proposta in flash-back, partendo dalle ricerche che oggi a Mosca conduce una studentessa, con il non previsto aiuto di un professore conosciuto per caso in albergo. La cornice é pertinente, se si pensa che la ricostruzione del ruolo e delle idee della Spielrein è avvenuta solo nel 1977 quando casualmente a Ginevra nella sede dell'Istituto di Psicologia Svizzero é stata rinvenuta la corrispondenza originale tra Jung, Freud e la stessa Spielrein. Nell'accostarsi a questa ragazza ebrea di origine russa, dapprima afflitta da isteria poi curata, guarita e infine a sua volta dedita a curare altri malati, Faenza ha adottato un tono di rispettoso recupero degli eventi. Si trattava infatti allo stesso tempo di far conoscere allo spettatore un personaggio pochissimo noto, di motivare il perchè di una ricostruzione biografica, di far emergere, accanto alla protagonista, un pezzo di storia europea insieme culturalmente ricco e socialmente tragico: i progressi della scienza, l'irrompere della psicanalisi ma anche due guerre mondiali, i totalitarismi, il buio del nazismo. Come già in altri suoi titoli precedenti, Faenza dipinge in modo preciso e impeccabile il ritratto di un'epoca a cavallo di due secoli, con pregevoli ricostruzioni d'ambiente, con scelte cromatiche che seguono i furiosi cambi di umore dei personaggi. La vita difficile di Sabina è scandita con tocchi credibili, vita dolorosa, affaticata, tutta in salita, chiusa in modo quasi sacrificale. Un ritratto di donna che era giusto riportare in primo piano, per la sua caparbietà e fiducia nella vita. Film da apprezzare dunque e, dal punto di vista pastorale, da valutare come accettabile, problematico e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e recuperato per i molti argomenti che offre (donna, Europa, medicina, malattia...) anche a livello didattico (medie superiori). Per la complessità degli argomenti, attenzione per i minori in caso di passaggi televisivi.