Orig.: Italia (2003) - Sogg. e scenegg.: Ambrogio Lo Giudice - Fotogr.(Scope/a colori): Gianfilippo Corticelli - Mus.: Lucio Dalla, Fabio Anastasi - Montagg.: Paolo Sbrango Marzoni - Dur.: 92' - Produz.: Valerio Morabito, Marco Belardi per Sunflower Film.
Interpreti e ruoli
Stefania Rocca (Adele), Luca Zingaretti (don Loris), Marco Cocci (Marcello), Adam Jamis (Steve), Camilla Filippi (Jane), Elena Majo (Federica), Fiorella Mannoia.
Soggetto
Nati il 16 aprile 1927 a breve distanza l'uno dall'altro, Adele e Marcello si sono scambiati da piccoli una specie di anello che li ha fatti sentire come marito e moglie. Quando erano adolescenti é arrivata la guerra, le famiglie si sono trasferite, i contatti sono diventati difficili e i due si sono persi di vista. Negli anni Cinquanta, Loris, il loro amico d'infanzia, oggi sacerdote e narratore della storia, cerca di trovarne le tracce. Adele si sposa con Steve, un irlandese, ha una figlia, Jane; Marcello lavora nello studio di un avvocato, vive varie vicende, ad un certo punto sembra scomparso. Adele scopre che Steve la tradisce, allora lo lascia e divorzia. Poi chiede a Loris di aiutarla a ritrovare Marcello. Loris va a Roma: Marcello sembra sia morto di infarto. Ma poi si scopre che si tratta di un omonimo. Ora, grazie e Loris, Marcello e Adele si rivedono nella chiesa del loro paesino d'infanzia.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una vicenda raccontata con cura e attenzione e che, attraversando una bella fetta del secolo scorso a cavallo del momento tragico della seconda guerra mondiale, si propone come un piccolo affresco di luoghi e ambienti. Affresco, va aggiunto, ben ricostruito e azzeccato. Seguendo le vicende dei due ragazzi che si perdono e si ritrovano, il copione ripercorre vicende piccole e grandi della nostra storia, portando in primo piano anche la figura del sacerdote costruita con sufficiente attenzione e rispetto. Dopo una prima parte più convincente con tratti anche poetici, nella seconda spunta un po' di melò, che però sembra rifarsi anche a certo cinema strappalacrime di moda negli anni '50 del secolo scorso. L'esordiente regista confeziona un buon prodotto, capace senza insistenza di parlare di fedeltà, del perdersi, del ritrovarsi, del saper aspettare. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come accettabile, semplice nella confezione ma anche adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e recuperato come avvio alla riflessione, anche per un pubblico di ragazzi sui temi sopra indicati.