Sogg. e Scenegg.: Milcho Manchevski - Fotogr.: (panoramica/a colori) Manuel Teran - Mus.: Anastasia - Montagg.: Nicolas Gaster - Dur.: 115' - Coproduz.: Vardar Film, Skopje-Aim Rain, London-Noè Productions, Paris
Interpreti e ruoli
Katrin Cartlidge (Anne), Rade Serbedzija (Aleksander), Grégoire Colin (Kiril), Labina Mitevska (Zamira), Silvija Stojanovska (Hana), Jay Villiers (Nick), Vladimir Endrovski (Trajce), Josif Josifovski, Kiril Ristovski, Ljupco Bresliski, Igor Madzirov, Petar Mircevski, Abdurahman Salja
Soggetto
Primo Episodio PAROLE. Kiril, un giovane monaco macedone che vive in un disastrato monastero sperduto fra le alture rocciose della Macedonia, a picco sul mare, si trova a dover nascondere una ragazza albanese atterrita, Zamira, di cui non riesce neppure a capire la lingua. L'indomani un gruppo di scalmanati irrompe nel monastero alla ricerca della ragazza, la quale dicono ha ucciso un loro fratello. Riuscite inutili le ricerche, la presenza della ragazza viene però scoperta dai monaci. Il pur comprensivo padre abate è costretto a dimettere Kiril, che si avvia verso il mare per mettere in salvo Zamira. Ma il tentativo non gli riesce.
Secondo Episodio VOLTI. Anne, photo-editor in un'importante agenzia di Londra, è inorridita dalle atrocità della guerra che ha modo di osservare attraverso i raccapriccianti reportage fotografici che le arrivano ogni giorno. Anche la sua vita privata è incerta e combattuta. Da un lato c'è Nick, un marito rassicurante e fedele, ma poco espansivo; dall'altro Aleksander, un fotografo di guerra temerario e utopico, sempre in viaggio, a caccia di foto drammatiche e impressionanti, che l'affascina. Una inattesa sparatoria nel ristorante londinese, in cui casualmente muore Nick, pone fine tragicamente al suo conflitto interiore.
Terzo Episodio FOTOGRAFIE. Aleksander, lacerato da un senso di colpa per certe sue foto particolarmente crude, che gli danno l'impressione di aver lui stesso ucciso col suo implacabile obiettivo uomini come lui, decide di cercare pace e oblio in Macedonia, nel villaggio natìo del quale gli è rimasto un ricordo idillico. Scopre, però, che l'odio e la guerra insensata non hanno risparmiato neppure quell'angolo ignorato della sua terra, e che gli albanesi, con i quali è vissuto amichevolmente nei suoi anni verdi, sono ora considerati nemici. Quando Hana, una giovane albanese da lui amata da bambino, residente in un villaggio vicino, gli chiede aiuto per proteggere la figlia Zamira, ingiustamente accusata d'omicidio, Aleksander non può esimersi dal prendere a sua volta le armi per reagire al conflitto etnico, finora oggetto della sua passione di fotografo, e muore per difendere Zamira.
Valutazione Pastorale
il film è una netta condanna della guerra e degli odi razziali che lacerano oggi pacifiche comunità, per le quali vivere senza difficoltà con vicini, di nascita, di religione e cultura diversa non era mai stato in passato impossibile. Il villaggio macedone sperduto è tutto popolato dal 1992 (primo episodio) al 1994 (episodio conclusivo) da cugini, nonno, fratelli e come cristallizzato in costumanze ruvide e rusticane, tra volti rugosi e dolenti di vecchie popolane e occupazioni primitive di uomini segnati dalla fatica; ma anche percorso da fanciulli che giocano con le armi e da adulti che le usano a loro volta con l'incoscienza dei fanciulli. Tutto sembra ineluttabile, finchè un uomo sceglie di morire come agnello sacrificale in difesa della vita: uno che sembra intuire non esserci altro rimedio "prima della pioggia". Dopo di che una pioggia scrosciante e liberatoria si rovescia dall'alto sul villaggio lacerato da odi fratricidi. Il simbolismo ricorrente del film è denso di richiami e rimandi che invocano una soluzione dei problemi al di là dei tentativi contingenti vanamente messi in atto dall'umanità in ogni epoca storica. Situazioni, crudezze visive e pesantezze di linguaggio richiedono riserve.