Orig.: Italia (2004) - Sogg. e scenegg.: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Vitaliano Trevisan - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marco Onorato - Mus.: Banda Osiris - Montagg.: Marco Spoletini - Dur.: 93' - Produz.: Domenico Procacci.
Interpreti e ruoli
Michela Cescon (Sonia), Vitaliano Trevisan . (Vittorio)
Soggetto
Nel vicentino, Vittorio, mentre manda avanti un laboratorio di orafo, insegue la personale ossessione di accompagnarsi con donne magre. Incontra Sonia, la osserva, la trova quasi 'giusta', e la invita a mettersi mentalmente nella prospettiva di scendere di peso fino a toccare e i 40 chili. La ragazza non rifiuta, e, trasferitasi con l'uomo nella nuova casa da lui acquistata, si sottopone ad una serie di trattamenti finalizzati al dimagrimento. Col passare dei giorni però, Sonia avverte urgente la spinta a ribellarsi a quelle condizioni. In un ristorante, mentre Vittorio è andato ad un altro tavolo a salutare alcuni amici, lei mangia la pasta che lui ha ordinato cercando di non farsi vadede. L'equilibrio a questo punto si rompe. Sonia non obbedisce più ma non sa fuggire. Vittorio è deluso per il proprio fallimento. Proseguire risulta inutile.
Valutazione Pastorale
Dopo "L'imbalsamatore", lucida e visionaria opera prima, Matteo Garrone racconta un'altra vicenda di amore assoluto, o meglio assolutizzato. Fin dal titolo, si può dire: perché 'Primo amore' indica qualcosa che non c'é stato prima e che quindi ha la dimensione di un momento irripetibile. Il tema è difficile e certo anche rischioso. La tendenza al dimagrimento, nata da condizionamenti da società spettacolo, è ben presto degenerata nella convinzione che essere magri sia una forma di affermazione di sè, per la quale si fanno sacrifici assurdi che portano all'anoressia. Garrone però sfiora soltanto questa tematica per concentrarsi invece sui meccanismi della passione, questi ancora più difficili da capire e da spiegare. Il regista è bravo a collocare i passaggi del racconto in scansioni rigide e fredde, che non danno mai adito a compiacimenti. Il dramma (perché tale é) arriva a noi freddo e intatto nella sua assurdità. L'assenza di spiegazioni è solo in parte da attribuire a voglia di non capire, semmai Garrone rinuncia con troppa fretta a dare spazio alla 'ragione' e alla misura dei sentimenti per cedere all'abisso dell'irrazionale. Film anomalo, non facile, anche scontroso, e, dal punto di vista pastorale, da valutare come discutibile, comunque problematico e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria per un pubblico adulto in grado di recepire con consapevolezza il delicato argomento proposto. Da recuperare in occasioni mirate di cineforum. Attenzione é da tenere per i minori in previsione di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.