PUERTO ESCONDIDO

Valutazione
Inaccettabile, negativo
Tematica
Amicizia, Avidità, Denaro, Gangster, Male
Genere
Drammatico
Regia
Gabriele Salvatores
Durata
110'
Anno di uscita
1992
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
PUERTO ESCONDIDO
Distribuzione
Penta Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Enzo Monteleone, Diego Abatantuono, Gabriele Salvatores liberamente tratto dal libro "Puerto Escondido" di Pino Cacucci
Musiche
Federico De Robertis, Mauro Pagani
Montaggio
Nino Baragli

Orig.: Italia (1992) - Sogg.: liberamente tratto dal libro "Puerto Escondido" di Pino Cacucci - Scenegg.: Enzo Monteleone, Diego Abatantuono, Gabriele Salvatores - Fotogr. (panoramica/a colori): Italo Petriccione - Mus.: Federico De Robertis, Mauro Pagani - Montagg.: Nino Baragli - Dur.: 110' - Produz.: Colorado Film Production, Penta Film.

Interpreti e ruoli

Diego Abatantuono (Mario Tozzi), Valeria Golino (Anita), Claudio Bisio (Alex), Antonio Catania (Di Gennaro), Renato Carpentieri (commissario Viola)

Soggetto

Vice direttore di banca a Milano, il quarantenne Mario Tozzi, occasionalmente in Questura, vede il commissario Viola uccidere un collega. Il funzionario se ne accorge e giorni dopo spara al Tozzi che, in seguito, ancora degente in casa, assiste ad un altro assassinio di Viola nella persona del commissario Di Gennaro. Testimone scomodo, oltrechè complice essendo stato obbligato ad aiutare il reo nell'occultamento del cadavere, Mario pensa bene di fuggire in Messico. Conosciuto qui un duo di italiani, Alex e Anita, che vivono di espedienti, Mario fa lega con loro e comincia a vivere una vita del tutto diversa da quella abituale. Dapprima Alex, facendo ricorso agli ultimi pesos del milanese, acquista in società un gallo da combattimento; poi il terzetto si dà al piccolo narcotraffico sulle colline. Tuttavia gli affari non rendono poiché (a quanto afferma un altro itlaiano che vivacchia con lo squallido commercio) la gente vuole ora rifornirsi con roba forte come l'ecstasy. Quand'ecco che, in un villaggio, Mario si trova davanti il commissario Viola suo persecutore. Costui, lasciata l'Italia, ha sposato in loco una vedova con due figli e fa il cuoco nella locanda di lei, ma non sembra conservare rancore verso il testimone oculare. Intanto Anita ha proposto un nuovo e rischioso affare: rapinare un ricco proprietario terriero il giorno in cui provvede a pagare i suoi lavoranti. L'aggressione avviene, gli amici fuggono, ma la polizia interviene. Mario, scappato fra rocce e deserto, si ritrova solo. Essendo stato messo in prigione Alex, Anita (che ha con sé la valigetta dei soldi) si mette in testa di assaltare il carcere insieme a Mario e a Viola per salvare l'amato bene. La spedizione riesce: c'è una sparatoria, le guardie vengono rinchiuse in guardina ma, mentre i tre (ora quattro) fuggono, una guardia spara e colpisce Mario. Dal letto che lo accoglie in ospedale egli scorge Viola e i due amici in manette. Ma ormai è assolutamente impossibile che egli torni in Patria: conti con la giustizia italiana non ne ha ed in Messico, con tanto mare, sole e avventure, pensa che la fortuna non tarderà ad aiutarlo.

Valutazione Pastorale

'Puerto escondido' è una vuotaggine, una storia citrulla di balordi e di gaglioffi che galleggiano per vivere su espedienti, dopo che nell'avvìo si è fatta la conoscenza del commissario Viola (assassino tanto spietato, quanto implausibile). Pare che vada di moda (almeno per il regista) un certo climaccio torbido e squalificante con italiani all'estero cialtroni e maneggioni alla fine in combutta con un poliziotto brutale il quale, dismessa la divisa, si mette in società con loro. Le varie avventure si svolgono fra tante banalità (nonché "buchi narrativi" e sciatterie) e con personaggi appesantiti da goffaggini. Il tono, a tratti in cifre picaresche, non basta certo ad assicurare l'allegria ed il buon livello. Non ignorando qualche vivida fotografia (la gente semplice e vitale, il colore, le agavi e i fichi d'india) non resta altro.

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