Orig.: Italia/Danimarca/Islanda/Gran Bretagna (2005) - Sogg.: tratto dal romanzo "Il mio passato eschimese" di Otto Sandgren - Scenegg.: Lorenzo Hendel, Silvia Innocenzi - Fotogr.(Panoramica/a colori): Frederic Fasano - Mus.: Hilmar Orn Hilmarsson - Montagg.: Anna Napoli - Dur.: 106' - Produz.: Silvia Innocenzi, Giovanni Saulini.
Interpreti e ruoli
Angjiuk J. Bianco (Qivi), Pele Kristiansen (Qipinngi bambino), Niels Ole Maqe (Kunak), Gedion Josvassen (Qipinngi ragazzo), Lars Kristiansen (Nangajak ragazzo), Bent Kuitse (Kilimè), Bruno Stori (Nicola), Julian Ferro . (Matteo)
Soggetto
Nella Groenlandia Orientale il novantenne Quipingi, stanco e desideroso di ricongiungersi agli spiriti protettori, ricorda i lontani anni della sua difficile infanzia. Il padre, cacciatore inuit, uscito in mare con il kajak, fu ucciso e il piccolo Quipingi crebbe, segnato dal bisogno di riparare una infanzia mutilata. A richiamare questa situazione di difficoltà é l'adolescente Matteo, arrivato in quei luoghi dalla lontana Italia, al seguito del padre, un tour operator. I genitori di Matteo sono separati e questa é la prima volta che lui rimane così a lungo con il genitore. Quando Quipingi muore, Matteo, addolorato, resta con il padre ad osservare l'alba boreale.
Valutazione Pastorale
Lorenzo Hendel, il regista, ha trascorso lunghi periodi nella parte orientale della Groenlandia, dedicandosi alla realizzazione di alcuni documentari della cultura indigena. Da quella esperienza ha preso il via il film, che si muove sul doppio binario del passato e del presente. L'obiettivo é quello di dare visibilità piena ad un territorio per molti (quasi tutti) misterioso e sconosciuto. L'incontro tra le culture italiana e locale, che potrebbe apparire ostico, é invece ancora una volta il luogo privilegiato nel quale porre le basi per un dialogo più ampio. Lo smarrimento di Matteo, bambino occidentale del Duemila, è quello del difficile rapporto con il padre, alla stessa maniera del 'vecchio' cento anni prima. Intrecciando vari livelli narrativi, il racconto oscilla tra mito, leggenda, fantastico, realtà, descrivendo paure ed emozioni come se fossero le pagine di una fiaba. Qualche passaggio un po' lento e didascalico, e la poco convincente prova dei due interpreti italiani (padre e figlio) rallentano la vivacità dell'operazione, ma il film resta originale ed interessante e, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, e senz'altro semplice.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e recuperato come proposta utile per ragazzi, anche in contesti didattici.