Orig.: Italia (2016) - Sogg.: Giuseppe Piccioni, Pier Paolo Pirone, Chiara Atalanta Ridolfi dal romanzo di Maria Bertini "Color betulla giovane" - Scenegg.: Giuseppe Piccioni, Pierpaolo Pirone, Chiara Atalanta Ridolfi - Fotogr.(Scope/a colori): Claudio Cofrancesco - Mus.: Valerio C. Faggioni - Montagg.: Alice Roffinengo - Dur.: 120' - Produz.: Matteo Levi, Verdiana Bixio per 11 marzo, Publispei, Rai Cinema - 73^ MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA 2016 IN CONCORSO.
Interpreti e ruoli
Maria Roveran (Liliana), Marta Gastini (Caterina), Laura Adriani (Angela), Caterina Le Caselle (Anna), Filippo Timi . (professor Mariani), Alessandro Averone (Guglielmo), Mina Djukic (Mina), Sergio Rubini (padre di Angela), Margherita Buy (Adria), Giulio Corso . (Valerio)
Soggetto
In una città di provincia quattro ragazze sui venti anni sono legate da un'amicizia nata non da eventi particolari ma dalla ripetizione di gesti quotidiani, da abitudini e eventi prevedibili. Quando una di loro, Caterina, programma di andare a Belgrado, dove un'amica la attende per offrirle un posto di lavoro come cameriera, quasi senza sapere perché anche le altre decidono di accompagnarla. Partono così per un viaggio che riserverà loro non poche sorprese...
Valutazione Pastorale
Anche se Belgrado è meta non lontanissima, gli effetti di un viaggio non si misurano in chilometri ma per quello che lasciano dentro ciascuno dei partecipanti. E se si tratta di persone non coese, le conseguenze possono essere imprevedibili. Ecco perché impiega un po' Piccioni prima di mettere a fuoco le sue protagoniste, prima di posizionarle come amiche o come persone che hanno scelto un destino comune senza troppa convinzione. Forse nemmeno loro lo sanno, e infatti, nel percorso di andata, il racconto si interrompe per due impreviste tappe intermedie: nella casa (nella parrocchia) del fratello sacerdote di Caterina, e su un lago in Serbia dove il gruppo accetta la compagnia di alcuni coetanei locali. Momenti che sembrano fermare il racconto, quasi impedirgli di andare avanti al fine di ritardare la resa dei conti. Ci vuole infatti un po' prima che tra le ragazze emergano le opportune verità. Prima che la rabbia trattenuta di Caterina, il nervosismo di Angela, l'indecisione di Anna, il doloroso segreto di Liliana riescano a rimettere a posto le cose. Ma poi fino a quando, e perché? In apertura e in chiusura, la voce fuori campo tira le fila di 'questi giorni', che dovevano essere quelli della grande spensieratezza, della gioia, e della crescita, e si sono invece rivelati quelli della rabbia, della sconfitta, della solitudine. Eppure è in queste occasioni che una perdita lascia spazio ad una nuova speranza. Fedele alla sua linea, la musa di Piccioni raccoglie sotto caratteri deboli e fragili tutto il vario atteggiarsi di psicologie non identificabili. Attento alle sfumature caratteriali, il regista orchestra un bello scontro tra generazioni, mettendo a nudo rivalità sottaciute tra madre e figlia, cogliendo gli alti e bassi di discussioni
esasperate, disegnando figure di contorno intinte in una timida indecisione (il professore universitario). Malinconico, umbratile , inseguito da una colonna sonora
di timida poesia, il racconto scivola sulle ali di una testarda voglia di non arrendersi alle cose brutte e di guardare ancora a 'questi giorni' come ad un futuro da costruire. Cinema all'antica quello di Piccioni, che ha pochi punti di contatto con la modernità delle tecnologie ma molti richiami alla vita autentica della donna, dell'uomo, della coppia, del nostro inesauribile vivere nel mondo e, inevitabilmente, insieme agli altri. Dal punto di vista pastorale, il film è ad valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come prodotto italiano di forte intensità e di bello spirito costruttivo.