Presentato in Concorso alla 77a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, vincitore del premio cattolico internazionale Signis e candidato ai 93. Academy Awards - Oscar come miglior film internazionale
Interpreti e ruoli
Jasna Đuričić (Aida), Izudin Bajrovic (Nihad), Boris Isaković (Ratko Mladić), Johan Heldenbergh (Thom Karremans), Raymond Thiry (maggiore Franken), Boris Ler (Hamdija), Dino Bajrović (Sejo), Emir Hadžihafizbegović (Joka), Edita Malovcic (Vesna)
Soggetto
Srebrenica, luglio 1995. Dinanzi all'ingresso dell'esercito serbo nella città, la popolazione bosniaca cerca subito riparo presso la sede dell'ONU, che si rivela però impreparata a dare accoglienza a tutti. Lì lavora Aida, interprete bosniaca che vive con affanno e struggimento la situazione, stretta tra ruolo istituzionale e la vicinanza con il suo popolo, con la sua stessa famiglia presente lì tra gli sfollati...
Valutazione Pastorale
Uno dei titoli in primo piano in concorso alla 77a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia e candidato all’Oscar 2021 come miglior film internazionale, “Quo vadis, Aida?” dell’autrice bosniaca Jasmila Žbanić è un film denuncia sul massacro dei civili a Srebrenica nel 1995 sotto lo sguardo assente dei Caschi blu delle Nazioni Unite e dell’Europa tutta. La Žbanić, classe 1974, si è imposta a livello internazionale già nel 2006 con “Il segreto di Esma”, con cui ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino. “Quo vadis, Aida?” ci porta agli avvenimenti successi nel luglio del 1995, con la presa della città di Srebrenica da parte dell’esercito serbo e il rifugiarsi della popolazione bosniaca nel centro di accoglienza ONU. Il campo, al collasso, è conteso tra serbi e Caschi blu; una tensione che sfocia alla rovinosa uccisione di oltre 8mila tra giovani e adulti. Protagonista è Aida (Jasna Đuričić), una ex insegnante di inglese di origini bosniache che lavora come interprete per l’ONU. Aida è chiamata a far fronte al suo incarico e nel contempo a mettere in salvo la propria famiglia.
Con un forte impianto realistico la regista ricostruisce una drammatica pagina della recente storia europea. Non fa sconti a nessuno, soprattutto verso il torpore dimostrato dalle Nazioni Unite. Un orrore deflagrato nel cuore dell’Europa. Un’opera dura, serrata, ma governata con grande padronanza: la Žbanić non mostra la violenza o le efferatezze commesse, le tiene fuori campo, ma questo non attutisce dolore, sconvolgimento e rabbia. Un’opera che lascia il segno, soprattutto per fare memoria civile.
A imprimere spessore e incisività al racconto è l’interpretazione di Jasna Đuričić, che tratteggia il personaggio della traduttrice Aida dando conto del dissidio interiore come bosniaca ma anche come madre di famiglia. Lavorando per l’ONU prova a mettere in salvo il marito e i due giovani figli, ma si scontra con la disumanità della guerra e la piccolezza di uomini incapaci di solidarietà. Aida sperimenta tutte le sfumature della disperazione e del dolore, ma non per questo si perde nell’odio o nel desiderio di vendetta. Un’interpretazione potente, struggente, che strappa non poche lacrime.
A Venezia77 il film ha ottenuto il premio cattolico internazionale Signis con la seguente motivazione: “Il massacro di Srebrenica del luglio del 1995 è un avvenimento tragico ben noto, trattandosi del primo genocidio su suolo europeo dalla Shoah. Nessun documentario, a ben vedere, riesce a infondere quel livello di terrore che la regista bosniaca Jasmila Žbanić rende con il suo capolavoro ‘Quo vadis, Aida?’. La disumanità e l’orrore rivivono negli occhi di un’insegnante di inglese, Aida, che lavora come interprete per le Nazioni Unite; una madre di due figli che cerca disperatamente con ogni mezzo di salvare la sua famiglia e i suoi concittadini. Le parole dell’apostolo Pietro, ‘Quo vadis’, riecheggiano nel sorprendente finale marcato dalla speranza, dove la protagonista Aida ritrova il suo lavoro come insegnante e rifiuta di abbandonarsi all’odio”.
Dal punto di visita pastorale il film “Quo vadis, Aida?” è complesso, problematico e senza dubbio adatto per dibattiti, anche in ambito educativo.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito per custodire il valore della memoria, il racconto di una delle pagine più tragiche della storia europea del XX secolo insieme alla Shoah. Un film adatto per approfondimenti in chiave pastorale o scolastica, da gestire in presenza di un educatore per i temi e le immagini in campo.