Orig.: Gran Bretagna /Francia (1999) - Sogg. e scenegg.: Lynne Ramsay - Fotogr.(Panoramica/a colori): Alwin Kuchler - Mus.: Rachel Portman - Montagg.: Lucia Zucchetti - Dur.: 93' - Produz.: Gavin Emerson.
Interpreti e ruoli
Tommy Flanagan (il padre), Mandy Matthews (la madre), William Eadie (James), Michelle Stewart (Ellen), Leanne Mullen (Margaret Anne), John Miller . (Kenny)
Soggetto
James, dodici anni, vive con la famiglia nel popolare quartiere di Govan, alla periferia di Glasgow. Mentre la nettezza urbana é in sciopero e la spazzatura si accumula lungo le strade, James trova sfogo nei campi e nei canali fuori città. In uno di questi muore annegato Ryan, un suo coetaneo, e l'episodio provoca in tutti dolore e sgomento. James intanto segue gli amici e cerca di farsi accettare dal gruppo, che però lo prende in giro e lo esorta a qualche bravata a casa dell'adolescente Margareth. Il padre beve troppo, quando la sera si mette a tavola puzza di birra, spesso è nervoso con la moglie e con le altre due figlie. James una volta prende un autobus, scende al capolinea in aperta campagna e vede una casa grande abbandonata dove capisce che gli piacerebbe abitare. Così quando arrivano quelli del servizio sociale per verificare se effettivamente la famiglia abbia bisogno di un nuovo alloggio, lui dà una risposta sbagliata e il padre lo sgrida. Questi poi viene premiato per aver salvato un altro bambino dall'acqua ma in seguito é ferito da uno degli amici del figlio, litiga di nuovo con James che allora scappa di casa e va da Margareth, restando nascosto nella stanza di lei. Il giorno dopo arriva l'esercito per togliere la spazzatura ormai a livelli insostenibili. Kenny, un coetaneo, accusa James di essere il colpevole della morte di Ryan. James torna verso i canali, si butta e, sottacqua, sogna che la sua famiglia si trasferisce nella bella casa di campagna che lui una volta aveva visitato.
Valutazione Pastorale
Il racconto procede su un quadro di fondo sicuramente autentico, ben delineato e caratterizzato. Nel disegnare i disagi sociali del territorio e gli squilibri caratteriali delle persone e dei nuclei familiari, il film mette in campo quei toni di denuncia che (da Ken Loach in poi)hanno caratterizzato molto cinema britannico anni Novanta. La novità poi é rappresentata in questo caso dal fatto che l'osservazione degli avvenimenti è filtrata dall'occhio del dodicenne protagonista: é lui a vivere sulla propria pelle le asprezze della vita quotidiana e a comunicare allo spettatore la difficoltà di capirle e sopportarle. Molti gli spunti di psicologia infantile: la solidarietà nella disperazione; la crudeltà dell'adolescenza; l'abitudine a vivere nei quartieri difficili; i rapporti con i genitori. Ma su tutto questo il film non riesce ad andare a fondo. Ci sono spunti isolati ma è assente un saldo intreccio complessivo, la narrazione è sfilacciata da improvvise aperture ora oniriche ora metaforiche che sanno un po' di posticcio. Non mancano poi ammiccamenti e insistenze troppo compiaciuti negli incontri tra James e Margareth. Queste incertezze trovano il momento decisivo nel finale, con James che si lascia andare sottacqua: annegamento o suicidio? Un interrogativo tra i non pochi che punteggiano la storia. Dal punto di vista pastorale, l'alternarsi di spunti interessanti con altri certo più opinabili induce alla valutazione del discutibile, segnalando il taglio generalmente ambiguo della vicenda.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si indirizza verso proposte più mirate, come occasione di confronto e di verifica sulle condizioni di vita nelle grandi periferie urbane. Da rivolgere a insegnanti, educatori, genitori.