Orig.: Francia (1999) - Sogg. e scenegg.: Laurent Cantet - Fotogr.(panoramica/a colori): Matthieu Poirot Delpech - Mus.: Philippe Richard - Montagg.: Robin Campillo - Dur.: 100' - Produz.: Caroline Benjo, Carole Scotta.
Interpreti e ruoli
Jalil Lespert (Frank), Jean-Claude Vallod (Jean-Claude), Pascal Semard . (Rouet)
Soggetto
Da poco laureatosi a Parigi in economia aziendale, il giovane Frank torna nella natia cittadina della Normandia. Qui lo aspetta una stage dirigenziale nella fabbrica dove ormai da trent'anni il padre Jean Claude lavora come operaio. L'argomento principale attualmente in discussione é quello della riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore. Ben accolto dai dirigenti e in particolare dal direttore Rouet, Frank riceve l'incarico di predisporre un questionario sull'applicazione delle 35 ore da sottoporre a tutti i dipendenti. La signora Arnoux, rappresentante dei sindacati, afferma che tale azione é illegale e invita il personale a boicottarla. Ricevuta assicurazione sul corretto uso delle risposte, Frank riesce a farlo distribuire. Una sera Frank si siede per caso al computer del dirigente Chambonne e vede già pronta una lettera di licenziamento da inviare ad un certo numero di operai, tra i quali suo padre. Frank rivela la cosa all'operaio Alain, poi si sfoga violentemente con il direttore, quindi la sera lo comunica al padre. Durante la notte entra in direzione, stampa copia della lettera e la espone sulla porta di ingresso. Licenziato dopo questa iniziativa, Frank si schiera a fianco degli operai che danno il via ad azioni di protesta. Al termine di una riunione, i sindacati decidono di boicottare la produzione. In fabbrica Frank vede il padre che non vuole partecipare alla protesta e lo offende con frasi pesanti. Alla fine gli operai occupano la fabbrica. Frank decide di tornare a Parigi. Ma prima chiede ad Alain: "Qual è il tuo posto?".
Valutazione Pastorale
Si tratta di un film a sfondo sociale, che affronta un argomento senz'altro di estrema attualità nell'Europa di questo scorcio di anni Novanta. Non c'é dubbio che il lavoro rappresenti una delle grandi sfide sulle quali si gioca il futuro non solo degli Stati nazionali ma anche della stessa identità europea. Se è vero che l'economia americana produce ricchezza e nuova occupazione, quale risposta deve dare l'Europa alle attese delle giovani generazioni, senza mortificare quelle vecchie? Quali sono i confini degli aspetti umani collegati ad un'attività lavorativa che è ogni giorno sempre uguale a se stessa? Attraverso l'espediente narrativo dello scontro tra padre e figlio, l'esordiente regista Cantet mette in campo un ventaglio di problematiche sicuramente ampio e realistico ma non sempre ben strutturato. Risalta soprattutto il fatto che il racconto non riesce mai ad affrontare il tema "35 ore" nei suoi tanti aspetti, preferendo concentrarsi sulle reazioni che il tema stesso suscita. Ecco allora gli scontri dirigenti/sindacato, il volantinaggio, gli slogan: tutto secondo un repertorio un po' datato, con sapori anni '60, forse favorito dal clima chiuso della cittadina. Anche il rapporto padre/figlio passa da accenti efficaci ad altri leggermente 'costruiti'. Lo stesso si potrebbe dire per tutto il quadro d'insieme: la famiglia di Frank, gli altri operai, i dirigenti. Un'opera prima non ben amalgamata, dunque, ma comunque sincera e apprezzabile. Dal punto di vista pastorale, va espressa una valutazione positiva: i valori cristiani sono ben presenti nel mondo del lavoro, e il film ha il giusto tono problematico per aprire dibattiti sull'argomento.
UTILIZZAZIONE: come si diceva, si tratta di un film, la cui utilizzazione più opportuna é quella della proiezione mirata, come avvio ad una riflessione sui temi sopra indicati.