ROSELYNE E I LEONI **

Valutazione
Discutibile, Realistico
Tematica
Genere
Apologo
Regia
Jacques Beineix
Durata
118'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
ROSELYNE ET LES LIONS
Distribuzione
Penta Classic
Soggetto e Sceneggiatura
Jean Jean
Musiche
Reinhardt Wagner
Montaggio
Marie Castro

Sogg.: Jean-Jacques Beineix - Scenegg.: Jean-Jacques Beineix, Jacques Forgeas, Thierry Le Portier - Fotogr.: (panoramica/a colori) Jean-François Robin - Mus.: Reinhardt Wagner - Montagg.: Marie Castro-Brechignac, Annick Baly, Danielle Fillios - Dur.: 118' - Produz.: Cargo Films, Gaumont, Gaumont Production

Interpreti e ruoli

Isabelle Pasco (Roselyne), Gerard Sandoz (Thierry), Gabriel Monnet (Frazier), Phlippe Clevenot (Bracquard), Gunter Meisner (Klint), Wolf Harnisch (Koenig), Jacques Le Carpentier (Markovitch), Dimitri Furdui, Carlos Pavlidis, Jaroslav Vizner, Jacques Mathou

Soggetto

i leoni dello zoo di Marsiglia affascinano due ventenni: lui è Thierry, liceale svogliato, lei Roselyne che, abbandonata dal padre (un camionista) quando era bambina, fu portata un giorno in gabbia da un domatore e già prende lezioni dall'esperto Frosier, proprietario di un piccolo circo Zorgle. Mentre la ragazza fa schioccare la frusta e comanda con voce autoritaria a tre leoni, Thierry, desideroso di imitarla, si adatta ai lavori più umili fra cibo e paglia. Innamoratisi e con duemila franchi donati da Bracquard, loro professore di inglese, il duo trova lavoro in un circo, dove continuano l'addestramento con il domatore Marcovic, proprietario di un gruppetto di leoni molto difficili. Successivamente riescono a venire ingaggiati per un loro numero assai ardito da parte del circo di Monaco di Baviera, il più grande e conosciuto in Europa, che appartiene a Koenig. E là trovano proprio le belve che Marcovic è riuscito a vendergli e, in più, la gelosia di un anziano domatore di splendide tigri. L'addestramento è duro e impegnativo, i ragazzi sono temerari, ma riescono sempre a superare i momenti difficili. Li incoraggia la benevolenza di Koenig, che già ha predisposto un adeguato battage pubblicitario per il giovanissimo duo ed un lussuoso manifesto per Roselyne, da trasformare in seducente vedetta per un numero eccezionale. Nel corso di una difficile prova, quando Thierry e la compagna sono dentro la gabbia per un pericoloso esercizio, un guasto fa mancare la luce e il ragazzo viene artigliato ad una gamba. Forse è stato l'anziano domatore a procurarlo il guasto: fatto sta che, fra paura (dei leoni) e sconforto, questi, entrato in crisi, si suicida davanti ad una delle sue belve. Entusiasta dei due ventenni, Koenig vorrebbe lasciare i leoni a Roselyne e destinare le tigri a Thierry, rientrato dall'ospedale. Questi rifiuta: vuole gestire con la ragazza il "loro numero", anche se molto pericoloso, disposti, contrariamente, ad abbandonare tutto. Autorizzati da Koenig, Thierry e Roselyne conseguono un trionfo la sera della "prima", davanti alla folla ed in una cornice fastosa: hanno vinto la sfida propostasi, dominando con freddo coraggio rischio e paura.

Valutazione Pastorale

film insolito, senza dubbio, quello di Jean-Jacques Beineix, che è anche soggettista e sceneggiatore, su di un tema peraltro ben chiaro. La storia del duo Roselyne-Thierry è ben scritta, la sfida è costante, la vittoria prevedibile, mentre altri professionalmente gelosi, oscurati e quindi in piena crisi per debolezza e paura, si tolgono dalla scena, cedendo all'impeto di forze altrui, più fresche e meno coscienti del pericolo mortale. Bisogna ammettere un qualche semplicismo, oltre ad una certa monotonia, poiché fra zampate e ruggiti da un lato, colpi di frusta e incitazioni dall'altro, non è che il disegno psicologico dei due giovani ne risulti poi troppo marcato. Comunque, il rischio e la Morte da esorcizzare sono incombenti, fino al culmine dell'opera, laddove Thierry appare travestito da scheletro ghignante ed un superbo leone va a prendere sul corpo disteso della graziosa domatrice, fasciata di seta, una bellissima rosa. Metafora trasparente, cui ben contribuiscono il fascino naturale e la schiettezza di Isabelle Pasco e Gerard Sandoz.

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