Orig.: Francia/Germania/Italia (2001) - Sogg.: Pan Nalin - Scenegg.: Tim Baker, Pan Nalin - Fotogr.(Scope/a colori): Rali Raltschev - Mus.: Cyril Morin - Montagg.: Isabel Meier - Dur.: 138' - Produz.: Paradis Films; Pandora Filmproduktion GmbH; Fandango.
Interpreti e ruoli
Shawn Ku (Tashi), Christy Chung (Pema), Neelesha BaVora (Sujata), Lhakpa Tsering (Dawa), Tenzin Tashi (Karma), Jamayang Jinpa (Sonam), Sherab Sangey . (Apo)
Soggetto
Il giovane monaco Tashi é appena tornato in comunità dopo un periodo di isolamento e meditazione durato tre anni, tre mesi e tre giorni, quando, osservando una ragazza, avverte pulsioni improvvise che lo inducono a porsi domande sulla scelta di vita da compiere. Allora si toglie la veste da monaco, indossa abiti civili, si mette a vivere in mezzo agli altri e, ritrovata Pema, la ragazza conosciuta in precedenza, la sposa e con lei ha un figlio di nome Karma. Ora Tashi, occupandosi degli affari di famiglia, decide di portare il grano in città, dove é possibile venderlo a prezzi migliori. Nella notte però i campi bruciano: Tashi accusa un commerciante-concorrente e tra i due si arriva ad uno scontro violento. Quando Pema è assente, Tashi ha una relazione con una giovane del villaggio, la quale gli dice che Pema sapeva che prima o poi sarebbe successo. Mentre comincia a riflettere sulla propria situazione, Tashi è informato della morte del suo maestro, e la notizia lo rattrista e lo induce a riprendere la strada del monastero. Lungo il cammino però gli si fa incontro Pelma. La moglie lo rimprovera di scegliere sempre la situazione più facile e di fuggire dalle responsabilità. Ora Tashi piange, vuole tornare, ma é Pema ad allontanarsi. Su una pietrs Tashi legge la scritta: "Come si può impedire a una goccia di asciugarsi? Gettandola in mare".
Valutazione Pastorale
Si tratta di una storia che offre sicuramente molti interessanti spunti di riflessione,a cominciare dalla (non)libertà di scelta: l'indicazione preventiva di un futuro imposta ad un bambino diventa prevaricazione, quindi premessa di un approccio non autentico né convinto. E' poi ben delineata la presenza femminile, con un punto di vista sulle cose più concreto che sfocia nel finale richiamo alle responsabilità cui non é possibile sottrarsi. Costante infine, attraverso il lungo racconto (due ore e venti), é il conflitto tra tradizione e innovazione, a delineare uno sviluppo sociale-culturale spesso disomogeneo e frastagliato. I richiami erotico-sentimentali diventano quasi la linea di confine tra la parte più riuscita e quella meno convincente del copione: non perchè siano scabrosi o compiaciuti ma perché sono la spia di un tono meno rigoroso e più commerciale. L'ambientazione é suggestiva, giocata sulla dilatazione del tempo e dello spazio; la cornice è figurativamente bella ma troppo patinata, dietro la facciata della forma ben costruita resta una storia schematica che fa diminuire la tensione. Forse tutto questo rispecchia il buddismo come filosofia con le sue continue indecisioni. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, segnato da ambiguità e comunque adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e più opportunamente recuperato in occasioni mirate come avvio alla riflessione sui temi sopra indicati (rapporto tra religione e filosofia).