Premio David di Donatello 2019 miglior documentario
Interpreti e ruoli
Nanni Moretti (Se stesso)
Soggetto
Settembre 1973, in Cile il presidente Salvator Allende è costretto ad arrendersi ad una rivolta popolare cui fa seguito l’instaurazione della dittatura di Augusto Pinochet. Tornato oggi in Cile, Moretti recupera l’episodio per molti sconosciuto dei tanti cittadini cileni che trovarono rifugio nell’ambasciata italiana…
Valutazione Pastorale
L’ultima volta che Nanni Moretti si era confrontato con il documentario era con La cosa, 1990. Torna oggi con questo lavoro che ha l’urgenza della rabbia e la voglia di dire qualcosa di non convenzionale. All’inizio si tratta di fare memoria, ossia un’operazione più difficile di quello che si creda. Molti giovani non sanno quasi niente di quegli avvenimenti, e l’occasione per informali è preziosa e importante. Cominciato dunque con un taglio positivo, il doc declina il racconto di quelle tristi pagine della guerra civile cilena, puntando sull’orizzonte di salvezza rappresentato dall’ambasciata italiana. Il regista incontra uomini di cultura, intellettuali, diplomatici, imprenditori, ne recepisce le testimonianze, a un militare della giunta di Pinochet dice con chiarezza : “io non sono imparziale”. I molti cileni arrivati in quella occasione in Italia hanno poi trovato calorosa accoglienza, ricevendo casa, lavoro, una nuova vita. Esempio di bella interpretazione di accoglienza e di solidarietà verso chi fugge da situazioni pericolose e precarie. Per cui poco opportuna sembra la conclusione cui il doc arriva verso lo stato odierno dell’ Italia. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni per avviare riflessioni sul rapporto tra cinema e documentario oggi, con ricaschi sui temi cinema/politica; cinema/socìetà; cinema e storia.