Sogg.: Andrea Purgatori - Scenegg.: Andrea Frezza - Fotogr.: (panoramica/a colori) Claudio Cirillo - Mus.: Pino Donaggio - Montagg.: Adriano Tagliavia - Dur.: 104' - Produz.: Dania Film, Filmtre, Andromeda Productions
Interpreti e ruoli
Massimo Ghini (Carlo Tommasi), Isabella Russinova (Francesca Savona), Massimo Dapporto (Peppe Fossati), Antonello Fassari (Carmine Muschio), Adalberto Maria Merli (Ermes Ravidà), Mariella Valentini (Laura Melli), Tino Bianchi ("Grande Vecchio"), Tony Sperandeo, Adriana Russo, Alfredo Pea, Giampiero Bianchi
Soggetto
un'autobomba esplode nei pressi della Stazione di Milano, uccidendo una pattuglia della Polizia e due extracomunitari. Mentre il SISDE arresta, dopo tre sole ore, un pregiudicato mafioso e accusa come mandante un uomo dello stesso SISDE, Peppe Fossati (che avvisato da un collega si defila), il ministro convoca (tramite il funzionario Carmine Muschio) Carlo Tommasi della DIA ad occuparsi delle indagini, coordinate dal giudice Francesca Savona. Poi il capo del SISDE, Ermes Ravidà, fornisce a costei un dossier su Fossati, compromettente ma inattendibile. Frattanto costui si incontra dapprima col collega che lo ha salvato, e poi elimina in una discarica un altro agente, Biondi, incaricato di "suicidarlo". Fossati, che ha una relazione con la giornalista Laura Melli, sa ora che a Ravidà interessano i dati di un dischetto che egli incarica di far spedire ad un fermo posta romano all'amica Calvesi. Mentre costei porta in Svizzera documenti compromettenti viene eliminata da alcuni killer che bruciano l'automobile. Ma Tommasi, che è scampato frattanto ad un attentato insieme al giudice Savona, recupera un foglio di carta dall'automobile dalla cui lettura comprende che i "fondi neri" sono alla base del complotto. Fossati, dopo che ha fatto irruzione a casa di Ravidà e gli ha sottratto un secondo dischetto, contatta Tommasi per un incontro a Roma, ma viene ucciso da un killer, a sua volta eliminato da Carlo che riesce a recuperare la chiave della cassetta dove si trovano i dischetti coi nomi dei corrotti, pagati con i "fondi neri" del SISDE, tra cui il ministro ed anche l'amico Muschio, al quale aveva confidato dell'incontro con Fossati. Ravidà viene arrestato, il ministro è incriminato e Muschio, sopraffatto dal rimorso, si uccide.
Valutazione Pastorale
il film di Giuseppe Ferrara, regista da sempre animato dalle più nobili intenzioni di denunciare i numerosi mali italiani, abbandona la cronaca ed adotta una finzione che in realtà allude così smaccatamente alla cronaca da divenirne quasi una caricatura involontaria. Questa pellicola infatti fallisce lo scopo principale per la quale è stata concepita, ossia quello di indignare lo spettatore con un quadro talmente fosco e diabolico della corrotta giungla di cointeressenze, bieche manovre nell'ombra, strategie del terrore, corruzione, collusioni tra politica e mafia, tra mafia e servizi segreti deviati, con tanto di "Grande Vecchio" che pontifica machiavellicamente. La risibile recitazione di Isabella Russinova, le smorfie di Mariella Valentini, che altrove aveva dato prove migliori, e poi la ridondante, tragica caricatura del funzionario corrotto costruita da Adalberto Maria Merli (con un accento sardo tanto pesante quanto improbabile) completano l'opera, cui si contrappongono solo la buona volontà di Massimo Dapporto e l'impegno del volenteroso Massimo Ghini, che la sceneggiatura però mette in condizioni alquanto precarie per ben figurare. Il problema di queste operazioni non è tanto la veridicità o l'attendibilità del racconto, che purtroppo la realtà probabilmente supera per gravità e complessità, ma il modo televisivo, riciclato ed approssimativo con cui certe problematiche vengono trattate. Scene, situazioni, dialoghi ed alcuni rapporti sentimentali motivano il giudizio.