Orig.: Italia/Romania (2011) - Sogg. e scenegg.: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio - Fotogr.(Scope/a colori): Piero Basso - Mus.: Plus (Minus&Plus) - Montagg.: Stefano Cravero - Dur.: 103' - Produz.: Alessandro Borrelli per La Sarraz Pictures con Elephant Film (Romania), Petru Dorobantu (Lezard Film) - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.
Interpreti e ruoli
Roberto Herlitzka (Antonio), Olimpia Melinte (Luminita), Ignazio Oliva (Max), Stefano Cassetti (Angelo), Cosmin Corniciuc . (Adrian)
Soggetto
In una baraccopoli alla periferia di Torino, Luminita, giovane migrante clandestina, si presta pur di sopravvivere ad una turpe operazione che coinvolge un neonato. Incrocia così l'esistenza ugualmente precaria di Antonio, un anziano gravemente malato sottoposto a continue cure mediche. La breve, forzata convivenza tra i due apre qualche spiraglio di umanità nei rispettivi orizzonti.
Valutazione Pastorale
Nati a Torino nel 1978, i gemelli De Serio hanno fatto una robusta esperienza, lavorando nella videoarte, nelle installazioni, nel documentario. Eccoli ora al lungometraggio d'esordio con un copione che si getta a capofitto nelle zone sporche di una degradata periferia urbana, vi resta con attonita compattezza per scarnificare i tempi di una sofferenza quasi indifferente, e se ne allontana con irrisolto pudore quando il cuore lacerato dei due protagonisti grida la volontà di non arrendersi al peggio. Luminita segue la strada che procura dolore con fredda calcolatezza, Antonio segue Luminita ma il confronto scardina la corteccia di entrambi. Il corpo di lui è martoriato dall'età e dalla malattia, quello di lei dal cinismo che le fa ignorare anche se stessa come donna e giovane. La discesa agli inferi si ferma di fronte al neonato. Forse. I De Serio svolgono la parabola con ritmi sofferti e spezzettati. Non hanno paura di lasciare campo ad immagini povere al limite del disturbante, azzerano il dialogo, riducono il ritmo. Lo sguardo ha una compassione intimidita e corrucciata, mai compiaciuta ma per questo più profonda ed efficace. La pietas chiede il proprio spazio. L'autorialità del racconto è affidata alla convergenza verso quel luogo non identificato dove l'essere umano riscopre la propria dignità, dove si fanno prevalere ragione e anima, mente e spirito. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere usato in programmazione ordinaria. Certo il tono aspro, quasi scostante del racconto, lo scambio continuo tra realtà e simbolo, la durezza di alcuni passaggi lo indirizzano meglio per occasioni mirate, dove sia possibile avviare riflessioni sugli argomenti trattati. Ne consegue che (anche per la presenza del divieto ai 14 anni) attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista anche di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.